Coppie lesbiche Il ricorso alla Consulta sull’eterologa
La legge 40 sulla procreazione assistita torna davanti alla Corte costituzionale per sospetta incostituzionalità. Il Tribunale di Pordenone, giudice Maria Paola Costa, ha accolto la richiesta di due donne lesbiche, rappresentate dall’avvocata Maria Antonia Pili, di verificare se il divieto per le coppie di donne di fare la procreazione medicalmente assistita (Pma) violi i loro diritti fondamentali. «Siamo unite civilmente e abbiamo già due figli che ho messo al mondo io, avuti con la fecondazione eterologa all’estero — racconta una delle due donne che hanno chiesto di rimanere anonime —, sappiamo cosa vuole dire tutta la trafila: i costi economici ed emotivi, lo stress, le difficoltà di dover prendere aerei all’ultimo momento. Adesso anche la mia partner vuole portare avanti una gravidanza e siamo andate al centro di eccellenza che è qui a Pordenone». Di fronte al rifiuto dei medici si sono rivolte ai giudici che hanno inviato la questione alla Consulta perché l’hanno giudicata fondata. «Riteniamo la parte della legge 40 che riserva la fecondazione eterologa solo alle coppie eterosessuali ingiusta e discriminatoria — dice la loro legale Pili, che è presidente regionale dell’aiaf, Associazione italiana degli avvocati per la famiglia e per i minori —. Ci aspettiamo che la Corte Costituzionale si allinei con la normativa europea come quella dell’austria, che ha aperto l’eterologa anche alle coppie lesbiche». Significherebbe di fatto riconoscerle come madri a tutti gli effetti: «A quel punto entrambe le donne sarebbero genitori per legge: anche quella che non ha legami genetici, come succede ai padri quando c’è la donazione di seme» aggiunge Pili. Per le mamme di Pordenone è un fattore fondamentale: «È importante che anche i nostri figli siano tutelati e del tutto parificati ai figli di qualsiasi altra coppia — dicono —. E poi è una questione di equità, oggi l’eterologa è permessa alle coppie in cui c’è un uomo trans, cioè una donna che è diventata uomo: se è giusto che loro possano farla, vietarla a noi è ipocrita». Parti fondamentali della legge 40, approvata nel 2004 e poi sottoposta a referendum, sono già state abrogate dalla Consulta perché incostituzionali. Sono caduti così tra gli altri il divieto di diagnosi preimpianto per le coppie fertili ma portatrici di patologie genetiche e soprattutto il divieto di fecondazione eterologa.