Pelliccia o tessuto? Il gioco di Fendi
Lo è o non lo è? Vera o falsa? Preziosità o tecnicismo? Gioca con grande raffinatezza sugli equivoci la nuova collezione di alta pellicceria di Fendi. Karl Lagerfeld sfodera tutta la sua ironia per dimostrare agli scettici che tutto è possibile. Purché lo si faccia con grande rispetto delle regole, certo, ma anche della tradizione. A raccogliere la sfida, per primi, gli artigiani dell’atelier romano: perché non applicare al tessuto le lavorazioni della pellicceria? Già, perché no? Il resto come conseguenza logica: il tailleur colorato che sembra un cashmere double è invece fatto con 800 striscioline e 1.400 quadratini di visone rasato mentre il cappotto scultura che sembra di kidassa è invece l’opera omnia di centinaia e centinaia di ore di lavoro per assemblare migliaia di striscioline di chiffon sfrangiato sull’organza. E ancora quella piccola cappa bianca che pare di angora è in giaguaro «smacchiato»: tecnicamente le macchie sono tolte e sostitute con piccoli inserti di pelliccia candida. Questo entrare e uscire che incuriosisce non distrae dall’intenzione di vestire un quotidiano in pelliccia con discrezione. Pezzi tutti di estrema leggerezza e versatilità. E vivi quando esplodono nei colori della tavolozza del pittore. Accessori non in seconda fila: scarpe con tacco scultura e clutch gioiello rivestite di strati di glossy che riproducono il marmo. (pa.po)