SCIENZA, NASCE UNA NUOVA ORGANIZZAZIONE MONDIALE
Ieri a Parigi l’assemblea congiunta dell’international Council of Scientific Unions (Icsu) e dell’international Social Science Council (Issc), che rappresentano oltre quaranta associazioni scientifiche internazionali (dai fisici ai biologi, dagli psicologi ai sociologi, dagli astronomi ai politologi) e oltre centoquaranta accademie delle scienze e consigli nazionali delle ricerche si sono riuniti per eleggere il presidente e il comitato esecutivo della nuova organizzazione mondiale della scienza, l’international Science Council. Si completa in tal modo un processo pluriennale di progressiva convergenza di programmi e metodi che ha dimostrato l’opportunità di una fusione tra i due Council decisa nell’ottobre scorso con maggioranze superiori al 90% dei loro membri. Come ho scritto con Gordon Mcbean nell’editoriale di Science, la fusione manda un messaggio forte: il futuro della scienza dipende dalla volontà e dalla capacità di superare le barriere e i pregiudizi che dividono le discipline. Problema non semplice, perché il grande progresso delle conoscenze ha comportato una inevitabile moltiplicazione, specializzazione e frammentazione interna delle discipline. Ma è proprio la crescente differenziazione che richiede
meccanismi di integrazione e di ricomposizione dell’unità del sapere.
L’ambizioso programma di sviluppo sostenibile dell’agenda 2030 dell’onu mostra che l’importanza della scienza nell’affrontare i problemi globali non è mai stata tanto grande nella storia dell’umanità. Svolge un ruolo positivo, nel senso di favorire straordinari progressi (intelligenza artificiale, genomica, bioingegneria, big data) e consentire grazie a una connettività senza precedenti, la creazione di una comunità scientifica autenticamente globale. Altrettanto positiva è la democratizzazione del processo di produzione, diffusione e utilizzo della conoscenza, nel senso che dati e informazioni sono accessibili più rapidamente e facilmente. Ma la rivoluzione
digitale ha anche implicazioni negative: vi è il rischio di nuovi controlli nell’accesso all’informazione e di nuove manipolazioni, di minare l’autorevolezza di scienziati e esperti fondata sulla conoscenza e l’esperienza. La pretesa di centinaia di milioni di utilizzatori della rete di essere esperti di tutto e il rifiuto di ascoltare il parere dell’esperto sono parte integrante dell’atteggiamento populista di ostilità e diffidenza nei confronti di ogni tipo di élite, compresi gli scienziati. È quindi necessario riaffermare il valore della scienza come bene comune globale e far sentire in modo alto, chiaro e responsabile la voce della buona scienza. Ma a tal fine si deve favorire il dialogo interdisciplinare e la collaborazione tra gli scienziati dei vari Paesi; miglio- rare la capacità di comunicare i risultati scientifici al pubblico; richiamare gli scienziati alla responsabilità di orientare la ricerca a fini di miglioramento della condizione umana, sviluppando relazioni costruttive con stakeholder pubblici e privati, ma salvaguardando ovunque libertà di ricerca, organizzazione e comunicazione scientifica; rinvigorire sia la policy for science, sia la science for policy. La fusione di Icsu e Issc si propone di contribuire a conseguire questi obiettivi nella convinzione che esistano oggi sia l’esigenza che la possibilità di una scienza più influente, più responsabile, di migliore qualità e maggiore diffusione in tutto il mondo.