UNA STRADA PER ALMIRANTE? SAREBBE MEGLIO DI NO
Caro Aldo,
che cosa spinge la gentile signora Meloni ad assecondare le richieste dei suoi sostenitori d’intestare una strada a Giorgio Almirante? La scarsa conoscenza della nostra storia, un cinico calcolo politico, o una condivisione di quei comportamenti? Almirante fu nel ’38 tra i più convinti assertori delle leggi razziali e nel ’44 firmatario del manifesto di morte contro i militari italiani sbandati e gli appartenenti alle formazioni patriottiche, che entro una settimana non si fossero consegnati ai repubblichini o ai tedeschi. Sicuri che non abbiamo di meglio cui intitolare una pubblica via?
Alfio Caruso Milano
Caro Alfio,
In effetti Giorgio Almirante, storico leader del Movimento sociale, ben inserito nel gioco democratico della Repubblica, ebbe trascorsi giovanili di segno totalitario. Nel ’38 firmò il manifesto della razza e difese quel provvedimento da segretario di redazione e braccio destro del direttore del quindicinale La difesa della razza, Telesio Interlandi. Nel ’44 firmò anche, da capo di gabinetto del ministro della Cultura popolare, Ferdinando Mezzasoma, quel tragico manifesto, al quale lei fa riferimento. Quando nel ’71 l’unità lo scrisse, Almirante la citò in giudizio con una sequela di querele. Il processo durò sette anni, pubblici ministeri Vittorio Occorsio, che sarà assassinato dagli estremisti neri, e Niccolò Amato. Ma nel giugno ’74 furono rinvenuti negli archivi di Stato il documento originale con la sua firma, un telegramma con il quale sollecitava l’affissione del manifesto, una circolare in cui disponeva anche la divulgazione dei comunicati nazisti in materia.
Non mi stupisce né mi scandalizza che Fratelli d’italia chieda una via per Giorgio Almirante. Trovo più significativi i grillini che hanno votato sì e sono stati giustificati dai colleghi di partito: non sapevano chi fosse questo Almirante.
Ps. Prevengo un’obiezione: Roma ha una via dedicata a Palmiro Togliatti, persecutore degli anarchici in Spagna e degli stessi comunisti in Polonia. La considero un’obiezione giusta: fossi un sindaco, non intitolerei una via a Togliatti. Ma non va dimenticato che con la svolta di Salerno, unendosi alla monarchia e alla Dc nel fronte antifascista, il leader del Pci contribuì a porre le premesse della democrazia italiana.