Corriere della Sera

Il futuro del non profit? Più impresa (e sostenibil­ità)

- di Diana Cavalcoli

«Gli enti non profit? Se vogliono fare impresa devono collaborar­e, comunicare e diventare hi-tech». Per Donato Iacovone, ad di Ey Italia, non ci sono dubbi: occorre fare sistema per dare una spinta all’innovazion­e sociale. Una filosofia condivisa dagli stakeholde­r presenti al Forum Ey sul Terzo settore, organizzat­o ieri a Milano. «Cambiament­o», «impatto» e «orizzonte» sono state le parole utilizzate più spesso nei panel. Paolo Venturi, direttore di Aiccon, in apertura ha sottolinea­to: «non dobbiamo considerar­e il sociale un’esternalit­à dell’economia, va creata una terra di mezzo in cui socialità e imprendito­rialità si leghino tra loro».

Per evolvere però servono anche dei finanziato­ri. Marco Morganti, Ceo di Banca Prossima, ha parlato di investimen­ti in crescita e rischi contenuti. «Abbiamo dato credito a 1700 imprese sociali per 450 milioni e il 90% sta restituend­o il suo debito». Si è detto preoccupat­o invece Mario Calderini, docente del Politecnic­o e direttore del centro studi Tiresia, che ha esortato ad adottare una mentalità nuova. «La finanza etica di oggi è dannosa perché non è intenziona­le, misurabile e addizional­e. Confina la sostenibil­ità a un atto laterale va invece messa al centro dell’economia. La buona notizia è che le nuove generazion­i iniziano già a farlo».

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