Corriere della Sera

Un ragazzo a caccia nei cieli, era il Barone rosso

L’autobiogra­fia del famoso aviatore tedesco (Castelvecc­hi) che racconta i duelli aerei come un gioco crudele

- Di Paolo Rastelli

«Quando abbatto un inglese, la mia natura per la caccia si placa per almeno un quarto d’ora». Era un cacciatore nato, Manfred von Richthofen, il Barone rosso, l’asso degli aviatori tedeschi durante la Grande guerra con 80 vittorie aeree. Del cacciatore aveva la gioiosa crudeltà, il gusto macabro dei trofei, i riflessi fulminei, la mira precisa.

Non aveva la pazienza del cacciatore, quella no. Perché, scrisse nelle sue memorie uscite nell’aprile 1918 e appena ripubblica­te da Castelvecc­hi (La mia vita con introduzio­ne di Salvatore Santangelo, traduzione di Mario Benzing e una nota di Gian Mario Benzing), «solo l’impeto decide i combattime­nti aerei». Impeto e spirito aggressivo da tenere però sotto controllo, perché «chi si eccita, sbaglia». Il diario si ferma quando Richthofen aveva conseguito la vittoria numero 52 e aveva appena compiuto 25 anni, ma già era stato decorato con la massima onorificen­za tedesca, la croce azzurra Pour le Mérite. E rende bene la mentalità d’un tedesco d’alto lignaggio, imbevuto di patriottis­mo, convinto che la guerra sia non solo giusta, ma anche una grande avventura da vivere senza risparmio.

Il conflitto lo vede all’inizio arruolato tra gli Ulani. Poi, visto che la cavalleria nella guerra di trincea offriva poco in termini di gloria e azione, fa richiesta di entrare in aviazione. Un percorso identico, tra l’altro, a quello dell’asso italiano Francesco Baracca. Per molto tempo la guerra resta quasi un gioco e gli scontri lo inducono a consideraz­ioni scanzonate come questa: in combattime­nto «i francesi sgusciano, gli inglesi quasi mai. Sarà perché gli inglesi sono più stupidi, ma in questo caso è una stupidità che ha dei meriti».

Negli ultimi mesi della sua vita, già ferito abbastanza gravemente, le testimonia­nze lo raccontano sempre più cupo e presago della morte. Che arriva il 21 aprile 1918. Ad abbatterlo è un aviatore canadese, A. Roy Brown, che poi lo descrive così: «Non avrei creduto che fosse così, il famoso Asso Rosso: così piccolo, mingherlin­o, puerile, gentile. (…) Il capo liberato dal casco mostrava i capelli biondi, serici come quelli d’un bambino».

 ??  ?? Memoir ● Il libro di Manfred von Richthofen La mia vita uscì nel 1918. Castelvecc­hi lo ripropone nella traduzione di Mario Benzing del 1935 (pp. 192, 17,50)
Memoir ● Il libro di Manfred von Richthofen La mia vita uscì nel 1918. Castelvecc­hi lo ripropone nella traduzione di Mario Benzing del 1935 (pp. 192, 17,50)

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