QUI NESSUN DORME
DALLA MESSA AI GRANDI SUCCESSI VA IN SCENA LA VITA DI PUCCINI
D al compito svolto per diplomarsi a 22 anni nell’istituto musicale cittadino all’ultima opera che la morte gli impedì di completare, quest’anno il festival che ne porta il nome e ne celebra il genio offre tutta la parabola compositiva di Puccini: tra la Messa di Gloria cantata da Andrea Bocelli nella serata inaugurale e Turandot campeggiano gli immancabili Bohème e Madama Butterfly, tra titoli popolari come Tosca e (in forma semiscenica) Manon Lescaut, ecco doveroso il Trittico a cent’anni dalla prima rappresentazione.
«Giusto oggi usare aggettivi come immancabile e popolare, ma oggi», sottolinea Alberto Veronesi, da vent’anni alla guida della rassegna e quest’estate impegnato in due allestimenti, «diamo per scontata la popolarità di Puccini, che è l’operista più rappresentato al mondo dopo Verdi, ma non è scontato, come neanche il Festival, non a caso siamo alla 64a edizione anche se la prima risale al 1930. Puccini era ammirato dai massimi compositori del suo tempo, Stravinskij, Schonberg, Berg, Mahler. Però poi su di lui gravò il suo non aver preso pubblicamente le distanze dal fascismo, nonostante il duce avesse respinto la sua richiesta di costruire qui un teatro».
«Era il suo sogno: vedere rappresentate le sue opere in riva al lago che amava», racconta il sindaco di Viareggio Giorgio Del Ghingaro. «Il Maestro, da visionario qual era, aveva capito prima di tutti la magia di questo luogo, ammirandolo nelle sere calde d’estate e nelle albe invernali con la nebbia che sale dalle acque. Oggi migliaia di appassionati vengono a visitare questi 4 chilometri che abbracciano uno scenario di acqua dolce e canneti e le dune alte della Marina, passando per un centro abitato che vive ancora di piccole attività». Il teatro attuale è stato realizzato e inaugurato nel 2008 da Riccardo Chailly: una nuova struttura scenografica che ospita più di 3mila posti: «Non scontata neppure questa — dice Veronesi —: a un certo punto la crisi economica mise in dubbio la conclusione dei lavori, ma grazie alla tenacia e la lungimiranza di tanti attori si è riusciti a terminarli. Per il futuro speriamo nella copertura del teatro e in ulteriori migliorie strutturali per l’acustica».
Sul futuro interviene Del Ghingaro: «Il Festival dovrà fare i conti con le nuove esigenze dei suoi spettatori: dobbiamo trovare sinergie con gli altri Comuni studiando eventi collaterali, aprendo la città al Festival e viceversa, in modo che la invada pacificamente». Tornando al presente, Veronesi dirigerà Turandot e Bohème: dopo aver firmato la regia della prima lo scorso anno, Alfonso Signorini cura stavolta quella di Mimì e Rodolfo (qui Elena Mosuc e Francesco Demuro): «La storia del Festival è ricca di debutti eccellenti e sorprendenti: nel 2004 Placido Domingo ebbe il primo importante ingaggio come direttore, qui ebbero il loro contatto con l’opera artisti come Cascella».
Del Ghingaro rimarca come «Signorini abbia portato al Festival quell’allure di mondanità che da tempo mancava. I personaggi dello spettacolo e dei salotti romani si sono riuniti a Torre del Lago, che si è trovata così al centro della cronaca. E ho trovato in Signorini un fine intellettuale e un professionista preparato, la sua Turandot è stata strepitosa e lo sarà anche Bohème».
Veronesi è incuriosito «dalla sua idea di vedere Bohème con gli occhi degli impressionisti, da Renoir a Monet e Degas: sarà una prospettiva diversa per osservare come Puccini ritrae gli ultimi, la gente sconfitta dalla vita come anche nel Tabarro e in Suor Angelica, titolo con cui debuttai qui nel 1995, e ancora la prostituta Manon Lescaut e Cio Cio San, vittima più del colonialismo e delle tradizioni patrie che della sua illusione». La regia di Tosca è firmata da Giancarlo Del Monaco, figlio del mitico cantante Mario (con He Hui nei panni dell’eroina), quella di Madama Butterfly è di Vivien Hewitt (sul podio Hirofumi Yoshida), mentre il Trittico sarà diretto da Jacopo Sipari di Pescasseroli sul podio dell’orchestra della Toscana.