Bergonzoni politicamente corretto
Alessandro Bergonzoni, artista della parola, mago del calambour, dei «non senso» che hanno sempre però il senso sottile e profondo di un’urgenza di pensiero, in perenne guerra filosofica con la semantica, sommerge il pubblico con un imponente fuoco, amico.
Con Trascendi e sali Bergonzoni sembra abbandonare ogni filo narrativo e quando parla di politica, l’azione semantica diminuisce e, dopo la scoppiettante prima parte, c’è un momento di stanca da facile e inutile politicamente corretto che stona e rimpicciolisce la guerra a quel nulla assurdo che siamo noi, la nostra vita, da sempre intentata dall’artista (Elfo, Milano).
Con una folle recitazione di «soli piedi», sopra un trabattello d’acciaio coperto in parte da un telo, invita a guardare le cose dall’alto, superare la realtà, credere che la razza sia solo un pesce e che ci sia una logica perversa nell’uccidere con un coltello una donna posata. Bergonzoni, implacabile nei ritmi quasi ipnotici, con una frase stana ciò che di monolitico alberga in noi, cristallizzati in parole-pensieri, e quando ci sembra di aver afferrato senso e concetto, ti apparecchia un’altra trappola. Un ottimo gioco che un filo narrativo, per quanto sottile, avrebbe meglio sostenuto.