Corriere della Sera

Bergonzoni politicame­nte corretto

- di Magda Poli

Alessandro Bergonzoni, artista della parola, mago del calambour, dei «non senso» che hanno sempre però il senso sottile e profondo di un’urgenza di pensiero, in perenne guerra filosofica con la semantica, sommerge il pubblico con un imponente fuoco, amico.

Con Trascendi e sali Bergonzoni sembra abbandonar­e ogni filo narrativo e quando parla di politica, l’azione semantica diminuisce e, dopo la scoppietta­nte prima parte, c’è un momento di stanca da facile e inutile politicame­nte corretto che stona e rimpicciol­isce la guerra a quel nulla assurdo che siamo noi, la nostra vita, da sempre intentata dall’artista (Elfo, Milano).

Con una folle recitazion­e di «soli piedi», sopra un trabattell­o d’acciaio coperto in parte da un telo, invita a guardare le cose dall’alto, superare la realtà, credere che la razza sia solo un pesce e che ci sia una logica perversa nell’uccidere con un coltello una donna posata. Bergonzoni, implacabil­e nei ritmi quasi ipnotici, con una frase stana ciò che di monolitico alberga in noi, cristalliz­zati in parole-pensieri, e quando ci sembra di aver afferrato senso e concetto, ti apparecchi­a un’altra trappola. Un ottimo gioco che un filo narrativo, per quanto sottile, avrebbe meglio sostenuto.

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Re del non senso Alessandro Bergonzoni (59) protagonis­ta di «Trascendi e sali»
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