Suarez e Mbappé un duello letale Neymar e Hazard il braccio di ferro Modric e Golovin tra show e patria
SAN PIETROBURGO Bella, la Coppa del Mondo. Pesa 5 chili. È d’oro 18 carati e vale circa 150 mila euro. L’equivalente, in base agli attuali stipendi, di due giorni di lavoro di Neymar, tre e mezzo di Suarez e Mbappé, cinque di Modric, Hazard e Kane, ben due settimane per Fosberg e venticinque giorni per Golovin. Una gerarchia economica che rispecchia abbastanza quella del campo. Almeno in teoria. Perché il Mondiale delle sorprese forse non ha ancora finito di stupire. E questi otto uomini d’oro sono pronti ad affrontare dieci giorni che non hanno prezzo. Perché sono i più importanti della loro carriera.
Nessuno di loro ha mai messo piede in una semifinale di Coppa del Mondo, figuriamoci in una finale. Per farlo, dovranno buttarsi fuori a vicenda, in quattro duelli che lasceranno il segno. Anche se Mbappé ha il 10 sulle spalle è chiaro che la sfida tra lui e Suarez è quella tra due dei centravanti più letali in circolazione. E con la maggior differenza di età, 11 anni: dopo aver fatto fuori Messi con una doppietta che è sembrata un’apparizione, il 19enne francese ancora senza patente accompagnerà all’uscita anche Suarez? La sua Francia è favorita, anche per l’assenza quasi certa di Cavani. Ma Suarez è alla prova di maturità: espulso nel 2010 per una «parata» decisiva nei quarti contro il Ghana e nel 2014 per il morso sulla spalla a Chiellini, Luisito ha l’ultima cartuccia da sparare. Ed è meglio non fidarsi di uno chiamato «Pistolero».
Meno muscolare, ma non meno esplosivo sarà il braccio di ferro tra Neymar e Hazard in Brasile-belgio. Incastrato come Francia-uruguay nella parte più difficile del tabellone. O Ney sa cosa vuol dire avere un Paese enorme sulle spal-
le con i suoi 207 milioni di abitanti, perché l’ha provato nel 2014. Allora la sua corsa si fermò ai quarti, perché il colombiano Zuniga gli ruppe con gentilezza una vertebra. Però il cattivo — oggi come allora — è sempre lui. E il buono stavolta non è per niente rassicurante, perché Eden Hazard è un brasiliano nascosto nel corpo di un belga: con 10 gol e 9 assist ha messo il piede negli ultimi 19 gol della sua Nazionale. Ma per fare il salto di qualità decisivo deve fare contro Neymar quello che Mbappé ha fatto contro Messi. Anche se il Brasile non è squinternato come l’argentina.
Sarà anche vero che gli altri due incroci sono meno appariscenti, ma Modric ha pur sempre vinto quattro Champions e adesso vuole riscrivere la storia croata, ferma al terzo posto della generazione d’oro del 1998. Il rigore sbagliato e quello segnato contro la Danimarca sono stati un bel crash test per il genietto di Zara. Ma anche sfidare la Russia in casa non deve essere così male: il siberiano Golovin darà spettacolo anche nel caldo di Sochi o il romanzo russo è arrivato all’ultima pagina?
Si dice sempre così anche della Svezia. Ma finché Forsberg, il suo unico giocatore con un certo talento, oltre a segnare (con deviazione svizzera) salva anche palloni sulla linea di porta come uno stopper, allora si capisce meglio lo stato di grazia dei gialli. Quello di capitan Kane e della sua Inghilterra però non è da meno: 6 gol in 3 partite in questo Mondiale, 14 in 10 con Southgate commissario tecnico. Se c’è una nuova stella che sta salendo dalla parte del tabellone meno brillante, è proprio quella del ragazzone di Londra Nord. Salvo sorprese, of course.