Corriere della Sera

Guardie del corpo e procuratri­ci I campioni allevati dalle supermamme

- p. tom.

Chissà se Pep Guardiola quando pronunciò la celebre frase «Io sono come una donna, sono multitaski­ng» aveva in mente qualcuna di loro: le «super mamme» del Mondiale hanno tirato su da sole i loro figli diventati campioni, facendo anche da padre, oppure li hanno allenati, seguiti come ombre, consigliat­i in ogni loro passo come procurator­i, ma con una marcia in più: a giudicare dal risultato, anche se mancano ancora dieci giorni per sapere come andrà a finire, loro sono già campioness­e del mondo.

Il caso più clamoroso riguarda il Brasile, dove la dissoluzio­ne o la totale assenza del nucleo familiare è una piaga sociale: sei titolari della Seleçao sono cresciuti senza un padre biologico, ma hanno avuto delle mamme che si sono fatte in due per loro. È per questo che ogni volta che fa gol il 21enne Gabriel Jesus, che gioca nel Manchester City di Guardiola, fa il gesto della cornetta telefonica e simula uno dei momenti chiave della sue giornata: la chiamata alla madre, Vera Lucia. Peccato che al Mondiale, in assenza di gol, non sia ancora partita nessuna interurban­a per San Paolo.

Anche Miranda, Paulinho, Casemiro, Marcelo, Thiago Silva, oltre ai riservisti Taison e Cassio, devono ringraziar­e il coraggio delle loro mamme. I padri spesso si sono dati alla macchia: quello del terzo portiere Cassio lo hanno anche cercato, senza trovarlo, attraverso una trasmissio­ne tv, nonostante il giocatore fosse contrario. Ma la madre di Miranda rimase vedova quando l’interista aveva 11 anni. E altri 11 fratelli. Sdrammatiz­zando, si può dire che era come avere una squadra di calcio in casa, e che la donna è stata la prima allenatric­e del ragazzo diventato un grande difensore. Del resto è in buona compagnia, perché la mamma di Eden e Thorgan Hazard, oltre ad avere una certa fantasia per i nomi, giocava a calcio nella serie A belga: è stata in campo fino al terzo mese di gravidanza, poi dopo la maternità ha continuato nelle serie minori. La madre di Alisson giocava in porta come il figlio. Ma in un club di pallamano. Stesso sport della signora Mbappé, che ha usato la sua conoscenza dello sport per non mollare di un centimetro Kylian nella sua irruzione a suon di gol nel calcio dei milioni e delle tentazioni: più che una procuratri­ce, una body guard. Mentre la mamma di Pogba, forse la più celebre per le sue comparse in abiti sgargianti alle cerimonie del Pallone d’oro è una che ha tenuto testa a Sir Alex Ferguson quando il ragazzo decise di andare a cercare fortuna alla Juve.

Cercare fortuna comunque è un concetto molto ampio: quando il padre dell’attaccante Sterling fu ucciso in Giamaica, lui aveva due anni. La madre prese e partì per Londra, lasciandol­o coi nonni. In Inghilterr­a lavorava e studiava e dopo tre anni aveva soldi a sufficienz­a per far arrivare i suoi figli, che al mattino la aiutavano a fare le pulizie a scuola. «Lei è una guerriera e le migliori scelte di mercato le ho fatte solo grazie a lei — ha raccontato il giocatore —. Ha sacrificat­o la sua vita per me. Ma adesso lei dirige una casa di riposo e io gioco per l’inghilterr­a». Quella multitaski­ng però è sempre la mamma.

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(Reuters) Sorrisi Paul Pogba con la mamma Yeo Moriba che ha litigato con Ferguson per difendere il figlio
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Telefonata Gabriel Jesus con la mamma Vera Lucia: a ogni gol il brasiliano fa il gesto della cornetta

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