Nuovi contratti Perché le causali sono un nodo da sciogliere
L’obbligo di giustificare i rinnovi dei contratti a termine con «esigenze temporanee e oggettive» e con «incrementi non programmabili dell’attività» rischia di bloccare le proroghe
Modificare gli articoli che reintroducono vincoli e oneri sui contratti a termine. Lo chiedono al governo le associazioni imprenditoriali. Nel mirino soprattutto le «causali», cioè il fatto che i contratti a termine si potranno rinnovare solo in presenza di precise giustificazioni. Questo rischia di bloccare le proroghe dei contratti. Secondo Confesercenti, sarebbero «633 mila i contratti a tempo determinato in scadenza a fine anno che rischiano di non essere rinnovati», dei quali 277 mila solo nel settore del commercio. Il presidente di Federalberghi:«questo provvedimento non genererà un solo nuovo contratto a tempo indeterminato».
In attesa che il «decreto dignità» sbarchi in Parlamento, si moltiplicano le richieste delle associazioni imprenditoriali di modificare gli articoli che reintroducono vincoli e oneri sui contratti a termine. Nel mirino soprattutto le «causali», cioè il fatto che i contratti a termine si potranno rinnovare solo in presenza di precise giustificazioni. Secondo Confesercenti, sarebbero «633 mila i contratti a tempo determinato in scadenza a fine anno che rischiano di non essere rinnovati», dei quali 277 mila solo nel settore del commercio.
Il vincolo delle causali
Sono due in particolari le misure del decreto che aumentano vincoli e costi: l’obbligo delle causali sui rinnovi dei contratto a termine («esigenze temporanee e oggettive»; esigenze legate «a incrementi temporanei e non programmabili dell’attività»); il contributo aggiuntivo dello 0,5% dovuto su ogni rinnovo, che si somma a quello già introdotto dalla riforma Fornero e pari all’1,4%. Le aziende, esaurito il primo contratto a termine che resta libero da causali (purché non superi i 12 mesi), potrebbero pensarci due volte prima di rinnovare il contratto, visto che le disposizioni del decreto si applicano anche ai rinnovi dei contratti in corso. Più facile che chiamino un’altra persona a fare lo stesso lavoro (soprattutto se esso non richiede particolari professionalità), evitando così costi aggiuntivi e il rischio di contenzioso sulle causali. Per esempio, osservano gli addetti ai lavori: il decreto, fra le motivazioni per il rinnovo del contratto, contempla le esigenze non programmabili. Come la mettiamo con i saldi, che ci sono ogni anno e quindi sono programmabili?
Licenziamenti più cari
Dal commercio al turismo. Lancia l’allarme anche il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca: «Durante la stagione estiva lavorano nel settore del turismo più di mezzo milione di persone a tempo determinato, che da oggi sono esposte a una grande incertezza». Una cosa è certa, prosegue Bocca: «Si illude chi crede che questo provvedimento genererà anche un solo nuovo contratto a tempo indeterminato». Tra l’altro il decreto del ministro del Lavoro e dello Sviluppo, Luigi Di Maio, incide anche sul quest’ultimo, disponendo l’aumento delle indennità a favore del lavoratore assunto col contratto a tutele crescenti che venga licenziato senza giusta causa: il risarcimento, che con il Jobs act varia da 4 a 24 mesi di stipendio, sale infatti a 6 - 36 mensilità. Questo, dicono gli imprenditori, scoraggerà le assunzioni stabili.
Rischio vertenze
Lamentele arrivano anche dal settore degli appalti che per sua natura fa grande uso di contratti a termine. «È a rischio la flessibilità dell’impiantistica e dei servizi di efficienza energetica e facility management», dice il presidente di Assistal, Angelo Carlini, per il quale «il provvedimento contribuirà ad accrescere il ricorso al contenzioso e rappresenta un deciso passo indietro». Nel quinquennio 2012- 2017, le cause di lavoro del settore privato in Italia «sono s— spiega Simone Colombo, consulente del lavoro —. Con la reintroduzione della causale si potrebbe tornare ai vecchi numeri». In particolare, le vertenze sui contratti a termine erano state 8.019 nel 2012 e solo 1.246 nel 2016. Positiva, invece, sostiene l’esperto, la riduzione da 36 a 24 mesi della durata massima dei contratti a termine perché finora si è «permesso di fatto alle aziende un periodo di prova di tre anni». Infine, sul fronte dell’agricoltura, il ministro Gian Marco Centinaio, conferma: «Reintrodurremo i voucher».
Confesercenti L’allarme delle imprese: 633 mila contratti potrebbero non essere rinnovati