Un padre: «Ha paura dell’acqua fin da piccolo»

MAE SAI (Thailandia) Riusciranno a rivedere le stelle, e loro ci credono: «Mio figlio ha paura dell’acqua fin da quando era piccolo. Non ha mai messo la testa sotto in vita sua. E adesso…». Sombun Kaewwongwan è preoccupato con moderazione: «Mi fido di chi è con lui là sotto. Ma mi fido soprattutto di lui». Le famiglie dei ragazzi si fanno vedere appena, vivono da due settimane sull’orlo della grotta: l’incrocio coi giornalisti è delegato a qualche cugino, che compare sotto i tendoni della foresta. Il resto è nascosto agli occhi del mondo e raccontato da un cronista della tv thai, per esempio quando è l’ora di parlare coi figli e coi walkietalkie speciali arrivati dall’esercito israeliano, ed è il momento durissimo: qualche lacrima, qualche grido. Mamma Ratdao è la più arrabbiata perché in tanti giorni, se toccava a lei ascoltare le parole del figlio sepolto vivo, il cavo si rompeva e la comunicazione saltava.

Come reggono? Fanno vedere i fumetti che sono dedicati ai piccoli calciatori. Spiegano che il mondo li sta seguendo. La caverna non è un mito, è roba vera, e bisogna tenere su i piccoli: Sombun Sompiangjai, 38 anni, al suo Peera narra che sedici anni sono abbastanza per uscire da questo guaio, «non devi avere paura, tu nuota come ti hanno insegnato i militari».

In questi boschi, nelle ore del fuori o dentro, è un’eco lontana il chiacchiericcio da Facebook. Dove due milioni di commenti severi e benevoli si dividono sul dilemma: ragazzini coraggiosi o scriteriati? «Dovevano disobbedire all’allenatore incosciente». «Ma chi non ha mai fatto una sciocchezza a quell’età?». «Migliaia di persone e milioni di dollari per tirarli fuori: chi pagherà?». «La loro forza è un esempio che vale più dei soldi». I genitori leggono, probabilmente. Ma nessuno replica mai. Nemmeno al direttore del parco delle grotte, che in un post s’è chiesto: «Io avevo messo un cartello d’allerta. Perché non l’hanno letto?».