Juncker vede Kurz: rafforziamo le frontiere
A settembre il piano: «10 mila unità entro il 2020. Dublino da rivedere». E Merkel avvia le trattative
BRUXELLES L’europa intende accelerare sul rafforzamento dei controlli sui confini esterni, dando seguito al consenso emerso nel summit dei capi di Stato e di governo dell’ue della settimana scorsa a Bruxelles. Ma la riforma del regolamento di Dublino, che assegna i rifugiati al Paese di primo arrivo (penalizzando soprattutto Italia, Grecia e Spagna), resta una priorità formale, difficile da realizzare in tempi rapidi. Lo si è capito nel tradizionale incontro tra la nuova presidenza di turno austriaca dell’ue e la Commissione europea a Vienna.
Il cancelliere austriaco Sebastian Kurz ha reso noto che il via libera politico agli interventi comunitari potrebbe arrivare il 20 settembre prossimo in un incontro informale dei capi di governo a Salisburgo. Si partirebbe dal potenziamento dell’agenzia Ue Frontex, impegnata nel controllo delle frontiere esterne. La Commissione europea dovrebbe fornire il suo contributo tecnico. «Abbiamo concordato che in settembre realizzeremo una nuova proposta su come proteggere i confini esterni dell’unione europea — ha confermato il presidente lussemburghese dell’istituzione di Bruxelles Jean-claude Juncker dopo l’incontro con Kurz —. Avevamo inizialmente previsto di dispiegare 10 mila guardie di frontiera da ora al 2027. Ora abbiamo anticipato al 2020». Frontex, che ha sede a Varsavia, conta circa 600 unità. A queste si aggiungono forze nazionali messe a disposizione dai Paesi membri di confine. Nel prossimo bilancio Ue 2021-2027 potrebbero essere stanziati una ventina di miliardi per i controlli di confine.
Juncker ha esortato il cancelliere austriaco ad accelerare anche con una modifica dell’accoglienza dei rifugiati perché «fino a quando non ci sarà la riforma di Dublino, continueremo a incontrare difficoltà». Kurz, che ha organizzato una maggioranza di governo con gli estremisti di destra anti-migranti del Fpoe, ha replicato inserendola «tra le priorità» del semestre austriaco e si è impegnato a «lavorarci». Ma ha invitato al «realismo», ricordando che su Dublino «non c’è unanimità, era così lo scorso anno, era così al summit di giugno…».
Il cancelliere di Vienna ha poi respinto l’aspettativa tedesca di restituire i profughi arrivati da un altro Stato membro, anticipando che «non ci saranno respingimenti di rifugiati che si trovano in Germania verso l’austria».
Da Berlino la cancelliera Angela Merkel, che è sotto pressione del suo ministro degli Interni bavarese Host Seehofer per ottenere questo obiettivo con accordi bilaterali con Austria, Italia e altri Stati membri, ha fatto sapere che «si occuperà personalmente della questione e avrà colloqui diretti con altri capi di governo».
In prospettiva le politiche migratorie dell’ue potrebbero comunque spostarsi verso una linea più dura, se il nuovo Europarlamento, espresso dalle elezioni del maggio prossimo, dovesse registrare l’attesa crescita dei movimenti populisti. Una prima stima dell’istituto Cattaneo, pur confermando l’arretramento dei principali partiti europeisti (popolari, socialisti e liberali), non ritiene però l’avanzata degli euroscettici (dal 16 al 24%) in grado di «stravolgere gli equilibri».