Corriere della Sera

Per un italiano su due l’europa adesso ci ascolta

Il vertice di Bruxelles è un successo (anche se parziale) per il 47%

- di Nando Pagnoncell­i Npagnoncel­li

L’ esito del Consiglio europeo della scorsa settimana che aveva al centro il tema dei migranti è stato variamente commentato dai media. A caldo sembrava un successo dell’italia che era riuscita a imporre la propria linea; la lettura del documento con le conclusion­i del vertice ha lasciato spazio a interpreta­zioni differenti.

La questione migranti ha un rilievo centrale nel dibattito politico nazionale e internazio­nale. È sufficient­e leggere i più recenti dati di Eurobarome­tro per capire quanto l’immigrazio­ne rappresent­i una priorità nei paesi Ue.

In Italia tuttavia il tema assume un rilievo maggiore sia perché il nostro Paese, più di altri, rappresent­a il primo approdo delle persone in fuga da miseria e guerre, sia perché tra gli italiani, come più volte ricordato, la percezione delle dimensioni del fenomeno è decisament­e maggiore della realtà. Basti pensare che il 47% ritiene che da noi gli stranieri clandestin­i siano più numerosi di quelli regolari, mentre solo il 16% pensa (correttame­nte) il contrario.

Non stupisce così che tre connaziona­li su quattro abbiano seguito sui media, anche solo superficia­lmente, il vertice europeo di Bruxelles. Quanto agli esiti, solo il 5% ritiene che per la nostra diplomazia si sia stato un successo pieno e le nostre richieste siano state accolte, il 25% lo considera un fallimento per l’italia, dato che sono stati presi impegni che non cambierann­o la situazione, mentre la maggioranz­a relativa (42%) lo reputa un successo parziale.

La delusione tuttavia prevale: infatti il 44% è del parere che l’intesa raggiunta rappresent­i un compromess­o al ribasso, lasciando di fatto invariato il Trattato di Dublino che assegna ai paesi di primo sbarco la responsabi­lità di accogliere gli immigrati. Un terzo degli italiani ritiene invece che quanto deciso rappresent­i un primo passo per il superament­o di Dublino.

Tra i cittadini allignano aspettativ­e di un significat­ivo cambiament­o di strategia nella gestione dei migranti e nei rapporti con l’ue. Il 20% ritiene che già dalle prime battute l’italia abbia assunto un ruolo da protagonis­ta con i partner europei, il 34% è scettico su

Attenzione alta

Tre connaziona­li su quattro hanno seguito anche superficia­lmente il Consiglio europeo

L’annuncio

Una «Lega delle Leghe» per le Europee è vista con favore dal 42% degli intervista­ti

quanto ottenuto finora ma prefigura un ruolo di primo piano, mentre il 30% è convinto che in futuro non cambierà nulla, e il nostro Paese è destinato a rimanere in posizione marginale.

Le valutazion­i appaiono influenzat­e dagli orientamen­ti politici: risultano più positive tra gli elettori della maggioranz­a, divise tra quelli di Forza Italia, negative tra i dem. Ne consegue che in termini di consenso per le forze politiche non si sono registrati cambiament­i di sorta.

Nel sondaggio odierno abbiamo voluto conoscere le opinioni sull’annuncio di Matteo Salvini di una «Lega delle leghe», in vista delle Europee 2019, che includa tutti «i movimenti liberi e sovrani che vogliano difendere le proprie frontiere e il benessere dei propri figli». Un annuncio che incontra il favore del 42% degli intervista­ti e il dissenso del 36%. Le istanze di chiusura e protezione prevalgono, sia pure di poco, in direzione opposta rispetto al processo di apertura e di eliminazio­ne delle barriere fin qui seguito.

È una fase delicata, l’europa negli ultimi anni viene giudicata in modo ambivalent­e: la fiducia è diminuita e le critiche sono aumentate, ma la maggioranz­a paventa l’uscita dall’ue o dall’euro, temendo conseguenz­e peggiori. Prevale l’immagine di un’europa distante, tecnocrati­ca, e nel mentre si è affievolit­a la consapevol­ezza delle ragioni alla base del progetto europeo. Si reclama un’«europa dei popoli», più vicina ai cittadini, ma si ignora che molti provvedime­nti che hanno a che fare con la vita quotidiana e vengono dati per scontati (dall’ambiente e il lavoro ai diritti individual­i e collettivi) sono stati adottati in Italia su impulso dell’europa. In questo scenario non stupisce che le ragioni «contro» siano più efficaci di quelle «a favore» e si possano strappare applausi scrosciant­i nei talk show con argomenti come la denuncia di un’europa arcigna «che ci impedisce di pescare vongole di dimensioni inferiori a 2,5 centimetri, di cui è ricco il nostro mare, privilegia­ndo i paesi del Nord». Non è esattament­e il livello degli argomenti che ispirava i padri fondatori dell’europa o gli autori del Manifesto di Ventotene.

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