La Cina reagisce e Trump rilancia: ora altri dazi
Scatta la guerra commerciale tra le due potenze, ma i mercati tengono. Anche Mosca prepara nuove misure
La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina è cominciata alla mezzanotte di ieri (le 6 in Italia). Le dogane americane hanno iniziato ad applicare un prelievo del 25% su 818 prodotti «made in China», per un controvalore di 34 miliardi di dollari. Un minuto dopo i cinesi hanno risposto imponendo tariffe per un ammontare equivalente su 545 prodotti: semi di soia, carne di maiale e di pollo (frattaglie comprese), granturco.
La reazione più interessante, però, è quella dei mercati. Wall Street ha aperto al ribasso, ma poi nel corso della giornata l’indice Dow Jones è tornato positivo. Certo, ha pesato il balzo dell’occupazione Usa nel mese di giugno: 213 mila posti di lavoro in più, rispetto a una previsione di 195 mila.
Ma al fondo della questione, gli investitori non sembrano credere a una catastrofica escalation. Il mondo della finanza si aspetta che prima o poi riprendano i negoziati, fino ad arrivare a un accordo. È una lettura coerente con lo schema fin qui seguito da Donald Trump sui dossier più complicati, dalla Nato alla Corea del Nord. Va anche detto, però, che al momento non si vede alcun segnale distensivo all’orizzonte. Il presidente resta all’offensiva, annunciando che alla reazione di Pechino seguirà un’altra ondata di dazi su un monte merci complessivo da 500 miliardi di dollari. E poco importa se Trump lo abbia ripetuto in un comizio nel Montana e non con una nota ufficiale della Casa Bianca. Il primo ministro cinese, Li Keqiang, lo ha preso sul serio e ieri ha replicato: «La Cina non avvierà mai una guerra commerciale, perché non può essere la soluzione. Ma prenderà le misure necessarie per proteggere i propri interessi e salvaguardare il commercio multilaterale e le sue regole».
Pechino ha appena presentato un secondo esposto al Wto, l’organizzazione mondiale del commercio, dove ora gli Stati Uniti rischiano di ritrovarsi isolati. Lo scontro
Ricorso al Wto Pechino presenta un nuovo esposto e anche lo scontro tra Usa e Bruxelles non si attenua
con l’unione europea non si attenua. La Commissione di Bruxelles è pronta ad adottare ulteriori provvedimenti per salvaguardare la produzione di acciaio. Si inserisce anche Mosca: il ministro russo dell’economia Maksim Oreshkin fa sapere che verrà aggiunto un balzello dal 25 al 40% su alcuni beni statunitensi, in particolare macchinari, proprio come risposta ai dazi sull’acciaio e l’alluminio, la prima mossa della campagna di Donald Trump.