Una scelta solitaria che colpisce il mondo intero
D onald Trump sembra volere arrivare davvero a una guerra commerciale con Pechino. «Si vince facilmente», è la sua opinione, e quella è la strada che ha scelto per rendere l’«america great again». I dazi del 25% scattati giovedì su 34 miliardi di dollari di merci cinesi esportate negli Stati Uniti e la ritorsione, per un importo pari, ordinata dal presidente Xi Jinping vanno molto oltre la scaramuccia. Lanciano le due maggiori economie del pianeta verso una escalation che Trump ha già annunciato potrebbe riguardare tariffe del 10% su altri 200 miliardi di import dalla Cina (probabilmente in autunno) e più avanti su ulteriori 300 miliardi: si tratterebbe di un totale di misure punitive applicate all’intero export cinese verso l’america (di 505 miliardi). Una vera guerra commerciale, che durerà mesi e forse anni. Ma sarà anche qualcosa di più: il primo vero scontro tra la potenza dominante e la potenza emergente nel mondo. Uno scontro sull’economia come mezzo per regolare la geopolitica: è anche su questo che le iniziative di Trump vanno lette.
I dazi entrati in vigore giovedì notte hanno conseguenze significative sulla crescita anche se non drammatiche: ridurranno dello 0,2-0,3% la crescita dei Pil di Stati Uniti e Cina, secondo i calcoli della società di analisi Oxford Economics. I muscoli dell’economia americana sono notevolissimi e possono sopportare le conseguenze dirette della politica della Casa Bianca. Pechino potrebbe avere qualche problema in più, dal momento che la sua economia è molto dipendente dall’export: ed è per questo che Trump ritiene di avere un vantaggio nello scontro. Il problema è che, se il confronto diventerà guerra dei dazi a tutto campo, la distruzione di interi pezzi di catene produttive globali sarà un fatto e ne risentirà il mondo. E proprio qui sta quello che appare un punto debole della strategia (se è una strategia) del presidente americano. Le sue decisioni trovano risposte dure a Pechino ma preoccupano anche i Paesi che di Washington sono alleati da sempre. Trump agisce senza curarsi di Europa, Giappone, Canada, Messico e amici. Anzi, impone e minaccia tariffe commerciali anche contro di loro. Più che un’america isolazionista, come qualcuno temeva, quella di oggi sembra un’america solitaria, contro tutti. E’ che Trump non crede che l’ordine economico e politico che si sono creati nei due decenni scorsi, da quando la Cina è entrata di prepotenza sulla scena globale, vadano bene agli Stati Uniti. Li vuole distruggere. Sul fatto che parecchie regole e abitudini vadano riformate ha probabilmente ragione. Come è vero che Pechino ha pratiche commerciali spesso anticompetitive. Inoltre, è in fondo anche immaginabile che gli Stati Uniti siano predisposti a un confronto con la Cina su chi disegnerà l’ordine globale futuro. Il grande dubbio è che Washington possa affrontare queste sfide senza alleati, anzi sollevando continue tensioni con i partner e inimicizie con quasi ogni Paese.
Tra le due sponde dell’atlantico, il conflitto è già a livelli estremamente allarmanti e il protezionismo lo esaspera: la fine dell’alleanza tra Usa ed Europa sarebbe il primo passo verso un futuro, pericoloso nuovo ordine o disordine mondiale. Le guerre commerciali sono un proseguimento della politica con altri mezzi: e in politica si può perdere.