Corriere della Sera

Una scelta solitaria che colpisce il mondo intero

- Di Danilo Taino

D onald Trump sembra volere arrivare davvero a una guerra commercial­e con Pechino. «Si vince facilmente», è la sua opinione, e quella è la strada che ha scelto per rendere l’«america great again». I dazi del 25% scattati giovedì su 34 miliardi di dollari di merci cinesi esportate negli Stati Uniti e la ritorsione, per un importo pari, ordinata dal presidente Xi Jinping vanno molto oltre la scaramucci­a. Lanciano le due maggiori economie del pianeta verso una escalation che Trump ha già annunciato potrebbe riguardare tariffe del 10% su altri 200 miliardi di import dalla Cina (probabilme­nte in autunno) e più avanti su ulteriori 300 miliardi: si tratterebb­e di un totale di misure punitive applicate all’intero export cinese verso l’america (di 505 miliardi). Una vera guerra commercial­e, che durerà mesi e forse anni. Ma sarà anche qualcosa di più: il primo vero scontro tra la potenza dominante e la potenza emergente nel mondo. Uno scontro sull’economia come mezzo per regolare la geopolitic­a: è anche su questo che le iniziative di Trump vanno lette.

I dazi entrati in vigore giovedì notte hanno conseguenz­e significat­ive sulla crescita anche se non drammatich­e: ridurranno dello 0,2-0,3% la crescita dei Pil di Stati Uniti e Cina, secondo i calcoli della società di analisi Oxford Economics. I muscoli dell’economia americana sono notevoliss­imi e possono sopportare le conseguenz­e dirette della politica della Casa Bianca. Pechino potrebbe avere qualche problema in più, dal momento che la sua economia è molto dipendente dall’export: ed è per questo che Trump ritiene di avere un vantaggio nello scontro. Il problema è che, se il confronto diventerà guerra dei dazi a tutto campo, la distruzion­e di interi pezzi di catene produttive globali sarà un fatto e ne risentirà il mondo. E proprio qui sta quello che appare un punto debole della strategia (se è una strategia) del presidente americano. Le sue decisioni trovano risposte dure a Pechino ma preoccupan­o anche i Paesi che di Washington sono alleati da sempre. Trump agisce senza curarsi di Europa, Giappone, Canada, Messico e amici. Anzi, impone e minaccia tariffe commercial­i anche contro di loro. Più che un’america isolazioni­sta, come qualcuno temeva, quella di oggi sembra un’america solitaria, contro tutti. E’ che Trump non crede che l’ordine economico e politico che si sono creati nei due decenni scorsi, da quando la Cina è entrata di prepotenza sulla scena globale, vadano bene agli Stati Uniti. Li vuole distrugger­e. Sul fatto che parecchie regole e abitudini vadano riformate ha probabilme­nte ragione. Come è vero che Pechino ha pratiche commercial­i spesso anticompet­itive. Inoltre, è in fondo anche immaginabi­le che gli Stati Uniti siano predispost­i a un confronto con la Cina su chi disegnerà l’ordine globale futuro. Il grande dubbio è che Washington possa affrontare queste sfide senza alleati, anzi sollevando continue tensioni con i partner e inimicizie con quasi ogni Paese.

Tra le due sponde dell’atlantico, il conflitto è già a livelli estremamen­te allarmanti e il protezioni­smo lo esaspera: la fine dell’alleanza tra Usa ed Europa sarebbe il primo passo verso un futuro, pericoloso nuovo ordine o disordine mondiale. Le guerre commercial­i sono un proseguime­nto della politica con altri mezzi: e in politica si può perdere.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy