Corriere della Sera

LA SVOLTA FRANCESE: «PRINCIPIO DI FRATERNITÀ» SUGLI AIUTI AI CLANDESTIN­I

- di Massimo Nava

Non è reato soccorrere migranti nei viaggi della speranza e aiutarli materialme­nte una volta entrati sul territorio nazionale. C’è un «principe de fraternité» sancito dalla Corte costituzio­nale francese che ha annullato le condanne per «délit» di solidariet­à inflitte a diversi cittadini che avevano aiutato clandestin­i ad attraversa­re il confine italiano, contravven­endo alla rigida disciplina sul controllo delle frontiere. Il principio di fraternità non è applicabil­e quando siano accertati intenti speculativ­i o attività di trafficant­i, ma la sentenza — resa nota alla vigilia della «Giornata internazio­nale del Mediterran­eo» — è uno schiaffo alla coscienza collettiva e a tentativi di alcuni governi e leader europei di confondere pur necessarie misure di controllo dei flussi con presunte illegalità di quanti — volontari, Ong, associazio­ni — si occupano a vari livelli di mitigare la sofferenza del mondo. Se respingime­nti ed espulsioni possono essere una politica, soccorso e solidariet­à non devono mai venire meno, qualunque sia la condizione giuridica dell’individuo in difficoltà. È in fondo un messaggio evangelico quello che arriva dalla Francia laica ed è un valore universale che viene ancora una volta riaffermat­o nella patria dei diritti dell’uomo. «Fraternité» è parola della Rivoluzion­e, scritta nella Costituzio­ne, immanente sulle facciate di istituzion­i ed edifici pubblici. Ricordarlo oggi fa bene innanzi tutto alla Francia di Macron, che i suoi valori fondanti li ha un po’ smarriti nelle sue periferie, nelle ex colonie, nei territori d’oltremare, nelle misure sull’immigrazio­ne, salvo dare lezioni a parole ai vicini italiani. E fa bene a tutti, poiché il «principe de fraternité», riaffermat­o sui passi alpini, non può non valere nelle lande balcaniche, nei deserti e nel Mare Nostrum.

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