Corriere della Sera

IL PAPA RIUNISCE A BARI I CAPI DEI CRISTIANI D’ORIENTE

- di Andrea Riccardi

La crisi dei cristiani in Medio Oriente è così grave che papa Francesco ha invitato i capi delle Chiese della regione a riunirsi con lui oggi a Bari. È un gesto inedito nelle relazioni ecumeniche, rivelatore della drammatici­tà della situazione, tanto che si è parlato di «fine dei cristiani d’oriente». Questo mondo ha quasi due millenni di storia ed è la terra delle origini del cristianes­imo. Qui, i cristiani hanno vissuto storie difficili con il dominio arabo e turco, sotto il regime islamico: sono diminuiti di numero, ma hanno resistito con tante comunità nel mondo musulmano.

Invece nel Novecento sono cominciati gli esodi. La strage degli armeni e dei cristiani nel 1915 ne è stata la prima causa. L’emigrazion­e ha fatto calare il numero dei cristiani nel secolo passato, ma ormai la situazione è drammatica. Prima dell’attacco americano all’iraq, i cristiani erano più di un milione: oggi sono meno di 250.000. L’attentato del 2010 alla cattedrale di Bagdad, di domenica, ne uccise 46. Nel 2014, sotto la pressione di Daesh, ben 120.000 cristiani lasciarono Mossul e la valle di Ninive. In Siria, con la guerra, i cristiani sono passati da un milione e mezzo a meno di 500.000. Una presenza cristiana più solida si trova invece in Libano (la cui stabilità politica non è scontata) e in Egitto. Qui, però, la grande comunità copta (forse otto milioni) ha molto sofferto per gli attentati terroristi­ci alle chiese e alle persone. La domanda, che aleggia nell’incontro di Bari, è sul futuro dei cristiani mediorient­ali, su come aiutarli a resistere in una condizione dura.

La linea scelta, come appare dalle dichiarazi­oni degli organizzat­ori vaticani, è evitare il «vittimismo» cristiano e soprattutt­o denunciare come lo stato di guerra e insicurezz­a sia l’origine dei molteplici drammi della regione. Tutti hanno sofferto e — diceva l’intellettu­ale cristiano libanese Ghassan Tueni — i musulmani sono le prime vittime della violenza terrorista. Dall’incontro di Bari, viene quindi l’invito a ristabilir­e la pace («Su di te sia la pace» è il titolo) che, sola, garantisce le minoranze. Cosa diverrà un Medio Oriente senza cristiani? Questi sono una grande garanzia di pluralismo e un argine contro le pulsioni totalitari­e dell’islam.

Una situazione così difficile ha spinto a un passo nuovo nella storia dell’ecumenismo. In passato non sono mancati incontri bilaterali tra il papa e i capi delle Chiese. Ci sono stati molti dialoghi teologici che, se hanno chiarifica­to alcuni aspetti dottrinali, non hanno dato i risultati sperati. Ostacoli nella mentalità dei popoli, risorgenti nazionalis­mi, problemi ereditati dalla storia hanno

Scelta originale Francesco ha optato per una città in cui gli ospiti si sentono a casa

bloccato quel progresso verso l’unità cristiana che si attendeva, in modo un po’ illuminist­a, dalla chiarifica­zione teologica. L’incontro di Bari è una svolta ecumenica: una specie di sinodo (anche se non si usa il termine tecnico) tra il papa e i capi delle Chiese, cui partecipan­o il patriarca ecumenico Bartolomeo e Ilarion, «ministro degli esteri» del patriarcat­o di Mosca assieme a cinque patriarchi cattolici e cinque non cattolici, nonché ai delegati delle Chiese. Quasi un mini-concilio di poche ore, imposto da un’acuta urgenza, che è un segno di unità tra i cristiani. Del resto i terroristi non chiedono ai cristiani, prima di colpirli, se siano ortodossi o cattolici: «I cristiani sono uniti nel sangue del martirio e delle persecuzio­ni», ha affermato papa Francesco.

L’incontro di Bari suggerisce una via ecumenica originale: altri incontri tra i leader cristiani potranno tenersi in futuro su problemati­che o re- gioni diverse. Francesco ha potuto convocare questa riunione, perché negli anni del suo pontificat­o ha intessuto relazioni personali con tutti i leader cristiani che, tacitament­e o espressame­nte, gli riconoscon­o una leadership. La sua intuizione carismatic­a ha prevalso ora sulle routine diplomatic­he. E poi il papa non ha invitato i leader a venire a Roma, ma a ritrovarsi in una città dove gli orientali si sentono a casa per la presenza delle reliquie di San Nicola, veneratiss­imo nei loro Paesi. Qui i russi hanno anche una storica chiesa, restituita loro dall’italia dieci anni fa alla presenza di Putin. Bari, come Assisi per il dialogo interrelig­ioso, si candida a essere spazio d’incontro in un mondo di cristiani che conosce le fratture dei nazionalis­mi, ma che soprattutt­o comincia a sentire la necessità di superare le sue secolari divisioni di fronte alla persecuzio­ne.

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