Il polo biotech italiano? Milano sorpassa Berlino
Scaccabarozzi (Farmindustria): un manifesto per il dialogo
MILANO «Abbiamo fatto una lunga rincorsa, avevamo un gap importante con la Germania ma ora le imprese del farmaco italiane sono diventate prime nell’unione europea per produzione di medicinali, con un valore pari a 31,2 miliardi di euro». Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, si sta preparando all’assemblea annuale di mercoledì: «Facciamo 40 anni, che coincidono con l’età del Servizio sanitario nazionale. Siamo cresciuti insieme».
L’industria farmaceutica italiana ha scalato progressivamente la classifica Ue dei produttori di farmaci, segnando negli ultimi dieci anni il maggiore incremento dell’export tra i grandi Paesi, registrando un +107%. L’export è cresciuto dal 1991 al 2017 di 15 volte, passando da 1,3 miliardi a 24,8 miliardi. Il 60% delle imprese farmaceutiche italiane ha capitale estero ma un alto indice di presenza nazionale nella produzione, mentre il 40% ha capitale italiano (spesso si tratta di aziende familiari che hanno saputo internazionalizzarsi e aggredire i mercati oltreconfine) ma realizzano circa il 70% della cifra d’affari fuori al Paese. Sono riuscite a combattere la concorrenza tedesca grazie al mix di capitale umano, flessibilità e creatività, tipiche del made in Italy, e a «un costante aumento della produzione, con una crescita dell’occupazione: il 93% dei nostri addetti ha un contratto a tempo indeterminato — sottolinea Scaccabarozzi —, gli under 35 rappresentano il 55% del totale dei nuovi assunti e le donne sono il 42% degli occupati, quasi il doppio rispetto alla media nazionale». Percentuale che sale a 52 nel campo della ricerca, dove il comparto nel 2017 ha investito 1,5 miliardi, cui vanno aggiunti 1,3 miliardi in impianti produttivi. Numeri che portano risultati. Delle sei terapie avanzate (si tratta di medicinali di terapia genetica, cellulare somatica, ingegneria tessutale) autorizzate dall’unione europea, tre sono nate dalla ricerca italiana.
«Siamo un settore anticiclico ma è dal 2013 che la crescita è accelerata — prosegue il presidente di Farmindustria — per effetto del quadro di riferimento stabile che ne è seguito. L’industria farmaceutica rende al Paese più di quello che prende, ma abbiamo bisogno di un quadro normativo stabile. Mercoledì presenteremo il nostro manifesto per aprire un dialogo con le istituzioni, servono nuove regole di governance del settore per superare i meccanismi di payback che ora rendono insostenibile fare impresa farmaceutica nel Paese. Devono diventare più equi. Non basta l’export, le nostre imprese per crescere hanno bisogno anche del nostro mercato e dunque il Paese deve rimanere attrattivo».
Il made in Italy L’export è cresciuto dal 1991 al 2017 di 15 volte, passando da 1,3 miliardi a 24,8