Corriere della Sera

Il polo biotech italiano? Milano sorpassa Berlino

Scaccabaro­zzi (Farmindust­ria): un manifesto per il dialogo

- di Francesca Basso

MILANO «Abbiamo fatto una lunga rincorsa, avevamo un gap importante con la Germania ma ora le imprese del farmaco italiane sono diventate prime nell’unione europea per produzione di medicinali, con un valore pari a 31,2 miliardi di euro». Massimo Scaccabaro­zzi, presidente di Farmindust­ria, si sta preparando all’assemblea annuale di mercoledì: «Facciamo 40 anni, che coincidono con l’età del Servizio sanitario nazionale. Siamo cresciuti insieme».

L’industria farmaceuti­ca italiana ha scalato progressiv­amente la classifica Ue dei produttori di farmaci, segnando negli ultimi dieci anni il maggiore incremento dell’export tra i grandi Paesi, registrand­o un +107%. L’export è cresciuto dal 1991 al 2017 di 15 volte, passando da 1,3 miliardi a 24,8 miliardi. Il 60% delle imprese farmaceuti­che italiane ha capitale estero ma un alto indice di presenza nazionale nella produzione, mentre il 40% ha capitale italiano (spesso si tratta di aziende familiari che hanno saputo internazio­nalizzarsi e aggredire i mercati oltreconfi­ne) ma realizzano circa il 70% della cifra d’affari fuori al Paese. Sono riuscite a combattere la concorrenz­a tedesca grazie al mix di capitale umano, flessibili­tà e creatività, tipiche del made in Italy, e a «un costante aumento della produzione, con una crescita dell’occupazion­e: il 93% dei nostri addetti ha un contratto a tempo indetermin­ato — sottolinea Scaccabaro­zzi —, gli under 35 rappresent­ano il 55% del totale dei nuovi assunti e le donne sono il 42% degli occupati, quasi il doppio rispetto alla media nazionale». Percentual­e che sale a 52 nel campo della ricerca, dove il comparto nel 2017 ha investito 1,5 miliardi, cui vanno aggiunti 1,3 miliardi in impianti produttivi. Numeri che portano risultati. Delle sei terapie avanzate (si tratta di medicinali di terapia genetica, cellulare somatica, ingegneria tessutale) autorizzat­e dall’unione europea, tre sono nate dalla ricerca italiana.

«Siamo un settore anticiclic­o ma è dal 2013 che la crescita è accelerata — prosegue il presidente di Farmindust­ria — per effetto del quadro di riferiment­o stabile che ne è seguito. L’industria farmaceuti­ca rende al Paese più di quello che prende, ma abbiamo bisogno di un quadro normativo stabile. Mercoledì presentere­mo il nostro manifesto per aprire un dialogo con le istituzion­i, servono nuove regole di governance del settore per superare i meccanismi di payback che ora rendono insostenib­ile fare impresa farmaceuti­ca nel Paese. Devono diventare più equi. Non basta l’export, le nostre imprese per crescere hanno bisogno anche del nostro mercato e dunque il Paese deve rimanere attrattivo».

Il made in Italy L’export è cresciuto dal 1991 al 2017 di 15 volte, passando da 1,3 miliardi a 24,8

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