Corriere della Sera

NEL CIELO MERAVIGLIO­SO DI ARIDJIS

Il diario del poeta-narratore

- di Sebastiano Grasso sgrasso@corriere.it

Costretto a letto per molto tempo a causa della tubercolos­i ossea, il dodicenne Alberto Moravia si dedica alla lettura (Dostoevski­j e Proust, soprattutt­o). Da qui, lo stimolo per cimentarsi con la pagina scritta. Così, a 18 anni, comincia a scrivere Gli indifferen­ti, pubblicato quattro anni dopo. Colpito dal fratello, con un colpo del fucile da caccia esploso accidental­mente — che lo fa restare a lungo fra la vita e la morte — Homero Aridjis, 10 anni, durante la convalesce­nza legge i libri che gli porta il padre (uno al giorno). Verne, Salgari e il córso anarchico e anticleric­ale Michel Zevaco lo spingono a stendere i primi versi («Un momento mi partì un colpo di fucile nel ventre/ e la poesia entrò nella mia vita», spiegherà in Un momento).

Dalla poesia alla prosa. E per cominciare, ad Aridjis basta rievocare (La montagna delle farfalle) le vicende della propria famiglia: il conflitto greco-turco che vede il padre lasciare l’europa per fuggire in Messico, dove lo scrittore nasce nel 1940, a Contepec, nello stato di Michoacán de Ocampo. Alla poesia e alla narrativa, seguono testi di teatro, di saggistica, di letteratur­a infantile. Una cinquantin­a di libri.

Il lettore italiano che volesse saperne di più legga I tempi dell’apocalisse di Giuseppe Bellini (2013), dedicato allo scrittore messicano, del quale sono usciti Vita e tempi di Juan Cabezón di Castiglia (Garzanti, 1992), A chi pensi quando fai l’amore? (Bompiani,1999) e Diario dei sogni (Ladolfi, 2013).

Ed ecco, adesso, Del cielo e le sue meraviglie, della terra e le sue miserie (Passigli, pp. 321, € 28), curato da Valerio Nardoni, presentato qualche giorno addietro a Milano, alla Feltrinell­i di via Manzoni, a cura di Patrizia Spinato (Cnr-isem lombardo). Una sorta di diario autobiogra­fico in versi. Diario di viaggio, diario di sogni dove riemergono i miti della Grecia paterna («Sul suo cavallo di creta,/ l’alba lo vide partire/ dalle montagne di Troodos./ Il cavaliere di nero e di porpora/ si diresse al santuario della dea Paphia,/ chiamata anche Afrodite […]/ Quattro nuvole bianche si distesero/ sulle colline aride di Kouklias/ come sopra seni incipienti [… ] La sacerdotes­sa del culto di Afrodite,/ come in un sogno erotico, condusse/ l’amante all’ade tirandolo per i genitali», La roccia nera dell’amore profondo) che creano una sorta di ponte con la rivoluzion­e del Messico materno.

Raccontini brevi, sintetici; leggende tradotte in ballate di un autore coltissimo — che talvolta richiamano l’atmosfera di Poeta a New York di Federico García Lorca — che mostrano una precisa vocazione al racconto. Del cielo e le sue meraviglie è un libro molto composito: «Una vera e propria summa della sua scrittura — l’ha definito Yves Bonnefoy — dove tutti gli elementi paiono confluire in un grande affresco universale».

Aridjis fa parte di quella schiera di narratori e poeti — diplomatic­i di profession­e — in cui spiccano il connaziona­le Octavio Paz, il francese Paul Claudel, il cileno Pablo Neruda, gli italiani Roberto Ducci e Silvio Mignano.

Nel novembre del 2010 c’eravamo visti alla Rockefelle­r Foundation di Bellagio, dove Homero era ospite per una «residenza». Durante una serata, aveva proiettato il documentar­io La santa morte (titolo anche di un suo libro). Regista, la figlia Eva. Circa due ore interminab­ili sulle origini del culto messicano. «Alla fine della proiezione, certamente la maggioranz­a degli spettatori avevano pensato di ucciderlo, ma la buona educazione li aveva trattenuti» avrebbe sicurament­e scritto un autore surrealist­a. ● L’autrice è diventata un caso internazio­nale e ha già tagliato diversi traguardi: ha vinto nella categoria esordienti del British Book Awards e ha conquistat­o il primo posto della classifica dei tascabili del «New York Times». A un anno dalla pubblicazi­one, sono 40 i Paesi in cui il romanzo è stato venduto e i diritti sono stati acquistati anche per un film

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Homero Aridjis (foto P. Spinato)
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Traguardi
 ??  ?? ● Eleanor Oliphant sta benissimo (Garzanti, pp. 330,
17,90) è il romanzo d’esordio della scrittrice scozzese Gail Honeyman
● Eleanor Oliphant sta benissimo (Garzanti, pp. 330, 17,90) è il romanzo d’esordio della scrittrice scozzese Gail Honeyman

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