L’uruguay non c’è
Senza Cavani frana la squadra di Tabarez Varane di testa porta avanti i francesi 2-0 di Griezmann con l’aiuto di Muslera
NIZHNY NOVGOROD C’è un ragazzo che piange in Mondovisione, anche se mancano ancora due minuti alla fine della partita. È in barriera, sta aspettando che gli avversari battano la punizione e lui è in lacrime perché magari ora arriverà il terzo gol, ma comunque non cambierebbe niente. Per recuperare è troppo tardi, e forse non è neanche questione di tempo perché se sei questo Uruguay e vai a giocarti un quarto di finale contro questa Francia senza Edinson Cavani, puoi anche stare in campo due giorni interi, ma non vincerai mai. E chissà, magari è per questo che José Gimenez piange, per l’ingiustizia di un destino che ha mandato la Celeste (già più debole di suo) a giocarsi il passaggio in semifinale senza colui che era non solo il suo uomo più in forma, ma anche quello che se messo di fianco al suo compagno Luis Suarez costringe chiunque a vivere preoccupato. Oppure Gimenez piange perché lui ci credeva per davvero al sogno mondiale, iniziato col suo gol all’egitto a tempo scaduto. E se l’uruguay è sempre lì a giocarsela con i migliori del mondo nonostante la popolazione e i mezzi così ridotti, dev’essere proprio per quello, per questa convinzione di poter arrivare là dove si pensa che sia impossibile solo se non si è nati a est del Rio della Plata.
E poi, a volte si piange anche per senso di impotenza. Quella che l’uruguay ha sperimentato dal primo all’ultimo minuto di una partita con la quale la Francia ha definitivamente spaventato quei pochi ancora convinti che il 4-3 sull’argentina dipendesse più dal disastro dell’albiceleste che dalla forza dei Bleus. Da ieri non è ufficialmente così, anche se i gol del 2-0 sono arrivati su palla da fermo (punizione di Griezmann, testa di Varane) e su uno sconcertante errore di Muslera che su un tiro da fuori (sempre del centravanti dell’atletico Madrid) è andato con una postura del corpo e un posizionamento delle mani impensabile in un quarto di finale mondiale (e se Grizou non ha esultato è perché, com’è ormai noto, l’uruguay è il Paese che ha nel cuore).
Ma questi, anche se non sembra, sono dettagli. In primo luogo perché non esisterà mai in natura la squadra che contro l’uruguay riesca a vincere dando spettacolo. E poi perché, a occhio, non c’è nulla che importi di meno alla Francia e al suo commissario tecnico Didier Deschamps. Che, da quando nella seconda partita di questo Mondiale ha messo Giroud titolare passando al 42-3-1, ha trasformato i Bleus in un meccanismo quasi perfetto. Dietro al centravanti del Chelsea, infatti, Griezmann ha (o si crea) una libertà di movimento con la quale fa girare tutta la quadra attorno a sé. In mezzo al campo, di fianco a Kanté che ferma tutti i palloni che passano (non importa se vicini o lontani da lui), c’è un Pogba di un’applicazione mai vista prima. E ancora più dietro, Varane continua a giocare partite da cui si capisce che non è solo Casemiro il motivo segreto per cui il Real Madrid ha vinto 4 Champions in 5 anni. Il suo gol ha ricordato a tutti che in fondo il blu è un celeste più carico. Molto più carico.