Corriere della Sera

I cassieri vincono ma i tifosi sognano Quando Diego fu l’arrivo degli arrivi

- di Maurizio De Giovanni

Certo a guardarsi le tasche saranno contenti tutti, ma proprio tutti quelli che lavorano attorno al calcio nel Bel Paese. Perché l’arrivo del Campioniss­imo portoghese renderebbe la serie A un gustoso bocconcino per le television­i di tutto il mondo, con un bel flusso di denaro in entrata, proprio come ai bei tempi. E felicissim­i legittimam­ente sarebbero i tifosi bianconeri, già assuefatti alla nazionale vittoria e all’europea competitiv­ità ma ansiosi di alzare coppe sulle quali le impronte del Suddetto alloggiano stabilment­e, perché se c’è una guida turistica accreditat­a a condurre all’ultima stanza del pianeta Champions, be’, quello è proprio CR7.

Agli altri, tutti gli altri tifosi che speravano di sostituirs­i agli abituali imperatori sul primo gradino del campionato se non altro in virtù della legge dei grandi numeri, la notizia sarà ovviamente meno gradita. Non perché la Juventus non sia la più forte già così com’è; è che un calciatore del genere sposta di suo gli equilibri, e in presenza di una già squilibrat­a storia recente non è che rimanga tutto questo spazio agli altrui sogni. La mente dell’anziano sottoscrit­to, appartenen­te alla schiera degli altrui, scava nei ricordi e va a cercarsi quello in cui la notizia delle notizie, l’arrivo degli arrivi, il colpo dei colpi riguardava non i vincitori di sempre ma proprio la squadra di cui è tifoso. Trentaquat­tro anni e due giorni fa sbarcava nella città azzurra un piccolo grande genio fino ad allora non completame­nte espresso. Si diceva di lui che era il migliore di tutti, ma non c’erano canali tematici a diffondere il verbo, non c’era diretta conoscenza.

Si diceva di lui che la testa, il carattere ribelle gli avrebbero impedito ogni vittoria. Si sapeva che da queste parti nulla mai era stato vinto, quindi un perdente arrivava tra i perdenti. Si ridacchiò in giro per lo Stivale, nel vedere ottantamil­a pazzi accogliere il piccolo genio in uno stadio stipato solo per vedere un palleggio in jeans con un pallone di gomma. Ma siccome meno per meno fa più, quello fu l’inizio di una storia d’amore e di vittoria che ancora infesta, irripetuta, la memoria di chi ebbe la buona ventura di assistere ai trionfi della squadra che nacque quel pomeriggio di luglio. C’era la classe, d’accordo; c’erano il talento immenso, e il piede divino. Eppure quegli stessi fattori mai avevano generato successo, e mai si ripeterono dopo. Questo per dire che per fortuna, e per mantenere interesse sul campionato, vincere sulla carta non significa necessaria­mente vincere sull’erba; e che le partite vanno sempre e comunque giocate. Quindi se dovesse essere tutto vero, vinceranno sicurament­e i cassieri, ma i tifosi potranno ancora sognare. Tutti.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy