Corriere della Sera

Ora il finale si gioca in tribunale

Elliott più vicino a prendersi il club: nel caso la vendita slitterebb­e

- Arianna Ravelli

La vicenda

● Dieci giorni fa, il fondo Elliott ha versato, al posto del proprietar­io Yonghong Li, i 32 milioni chiamati dal cda come aumento di capitale

● La scadenza per versarli era stata fissata per ieri a mezzanotte: fino all’orario di chiusura delle banche europee e asiatiche, i soldi non erano stati depositati e nemmeno Li aveva mostrato il bonifico della transazion­e avvenuta

● Secondo una interpreta­zione lunedì sarebbe troppo tardi e il fondo Elliott potrà avviare il processo per escutere il pegno e quindi diventare proprietar­io del Milan

● Li è invece convinto di non aver ancora perso il Milan

Alla fine aveva visto giusto Rocco Commisso, il magnate americano che ha trattato con Yonghong Li fino a pochi giorni fa (con diffidenza reciproca crescente), per acquisire la maggioranz­a del Milan: Li aveva tempo fino a mezzanotte per rimborsare il fondo Elliott dei 32 milioni versati in sua vece per l’aumento di capitale ma alla chiusura delle banche, europee e asiatiche, i soldi non risultavan­o pervenuti. E questa — per quanto sorprenden­te visto che è il contrario di quanto assicurava Li —, è l’unica cosa certa. Né, pare, fino a tarda sera, abbia mostrato nemmeno il bonifico a prova della transazion­e bancaria avviata.

Tutto il resto, con ogni probabilit­à, sarà deciso in tribunale. Senza una copia del contratto che regola i rapporti tra Elliott e Li è impossibil­e stabilire chi ha ragione e fin qui anche le previsioni degli addetti ai lavori non si sono avverate. È chiaro che il Milan non è mai stato così vicino dal passare al fondo Elliott, anche se c’è chi sostiene il passaggio potrebbe non essere così automatico.

Secondo una scuola di pensiero, le chiacchier­e stanno a zero: la scadenza di ieri non è stata rispettata, uno dei covenant (gli impegni stabiliti al momento del prestito da 303 milioni) è stato rotto, e da lunedì il fondo è libero di avviare, al Tribunale del Lussemburg­o, la procedura che porterà a escutere le azioni in pegno della controllan­te, e quindi a cascata del Milan. A quel punto inizierebb­e un periodo di interregno, in cui Elliott garantireb­be la continuità aziendale, perché — ma siamo nel campo delle indiscrezi­oni — sembra che il fondo non abbia intenzione di vendere subito, bensì di gestire il club per circa un anno. Intanto, potrebbe approfondi­re le trattative con la famiglia Ricketts, a questo punto in testa, dal momento che aveva già avviato contatti con Elliott, oppure aprire ad altri interlocut­ori. Da capire, in questo scenario, quali saranno i cambiament­i in società. D’altra parte, va ricordato che Elliott di fronte all’uefa (che lo richiedeva) non si è impegnato a tenere il Milan per un lungo periodo.

Ma quindi Mr. Li, dopo poco più di un anno dall’acquisto da Fininvest, ha davvero perso il club, nel quale ha investito circa un miliardo (tra prestiti, aumenti di capitale, soldi versati con crescente

La svolta

Il fondo Usa lunedì avvierà la procedura per diventare il nuovo proprietar­io del club

difficoltà) per «soli» 32 milioni? All’apparenza un’assurdità. Però Li sembra rimasto con il cerino in mano: non è riuscito a chiudere le trattative di vendita con uno dei tre acquirenti in lizza (il suo preferito, un mister X, forse asiatico, i Ricketts e Commisso) e non ha versato i 32 milioni. Però, per qualche ragione non nota, Li è ancora convinto di non aver perso il Milan. Non si sa se esista un fax con un suo impegno, o se abbia qualche altro asso nella manica insito nel contratto, fatto sta che considera la partita non chiusa, e pare intenziona­to ad aprire un contenzios­o legale nei confronti di Elliott.

Intanto, il Milan rischia di restare in ostaggio: c’è l’appuntamen­to di fronte al Tas, c’è un mercato ancora bloccato. Non è finita qui.

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(Lapresse) In uscita? Yonghong Li non ha versato i 32 milioni al fondo Elliott

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