Martina segretario, poi le primarie Renzi attacca tutti (anche Gentiloni)
Critiche all’«algida sobrietà». E alla minoranza: riperderete. A febbraio i gazebo pd
ROMA La resa dei conti vera e propria è rinviata al congresso del prossimo 24 febbraio. Fino a quella data il segretario sarà Maurizio Martina, ieri eletto a larga maggioranza dall’assemblea nazionale del Partito democratico riunita all’hotel Ergife con solo 7 contrari e 13 astenuti. Ma la lunga giornata nell’albergone della Capitale è ruotata tutta attorno al segretario dimissionario Matteo Renzi.
In pantalone beige, camicia bianca e giacca blu, Renzi apre i lavori dell’assise dem attorno alle 11. «Per quale motivo parla prima lui, e non Martina?», si domanda incredulo un delegato siciliano. L’ex premier infiamma subito la platea. «Mi assumerò tutte le responsabilità, ma non sono l’unico responsabile», av- verte. Poi elenca le dieci ragioni della sconfitta. E fra queste, sostiene, «ci sono i toni e tempi della campagna elettorale». Con una critica all’ex premier Paolo Gentiloni: «Non è l’algida sobrietà che fa sognare un popolo, devi dare un orizzonte forte al Paese». In fondo alla sala si leva un brusio. L’ex parlamentare Rosa Calipari urla: «Basta parlare». E ancora un altro delegato: «Manco Fidel faceva così». Ma Renzi non ascolta e tiro dritto: «Ci rivedremo al congresso, riperderete il congresso e dal giorno dopo tornerete a criticare chi ha vinto esattamente come prima».
Ad ascoltare le parole di Renzi c’è anche Nicola Zingaretti, che pochi giorni fa ha annunciato la sua candidatura al congresso. Il presidente della Regione non interviene perché, spiega, «non sono un delegato». Ma a margine, preso d’assalto dai cronisti, afferma: «Quello che più mi ha colpito dell’intervento di Matteo Renzi e un po’ anche quello che a me è dispiaciuto è che alla fine non si predispone mai all’ascolto degli altri e questo per un leader è un grandissimo limite».
Dopo Renzi tocca al «reggete» Martina tirare le somme cercando di tenere insieme le diverse anime del PD. «Se questa assemblea lo vorrà — scandisce — mi rendo disponibile a fare il segretario di un partito che costruisce una fase di riprogettazione, una pagina nuova sul progetto e poi sulle persone, si può fare da qui ai prossimi mesi, tutti insieme». Poi un lungo applauso accompagna l’elezione del settimo segretario dei democratici. Sullo sfondo invece si consuma un duello fra Andrea Orlando e Carlo Calenda. Con l’ex Guardasigilli che sbotta: «Il fronte Repubblicano va bene ai Parioli». E Calenda che gli risponde così: «Non sei della Tribù, i Parioli sono più di sinistra di te».