Martina muore prima della Maturità Le amiche discutono la sua tesina
Latina, la ragazza era malata di tumore. I genitori: «Intorno a noi ci sono tanti angeli»
E così Gaia, Elena, Florina, Alessia, Gioia, Marta, Jessica e Camilla venerdì scorso, 6 luglio, quando ormai tutti gli orali della VB erano terminati, hanno chiesto al presidente della commissione d’esame, Giuseppe Nunziata, il permesso di poter discutere anche la tesi della loro compagna di classe Martina, ammessa alla maturità il 9 giugno scorso quando era già in rianimazione e morta tre giorni dopo all’ospedale di Latina, per un tumore cerebrale che l’ha portata via in due anni di calvario. Permesso accordato.
La mamma e il papà di Martina Natale, Edy e Tino, sono due splendidi genitori che in questi due anni — raccontano — hanno scoperto intorno a loro «tanti angeli senza ali». Come la logopedista Elena, la pedagogista Silvia, l’oncologa Antonella Cacchione del Bambino Gesù di Roma, la prof di spagnolo Emilia Di Giorgio e la preside del liceo linguistico-musicale «Manzoni» di Latina, Paola Di Veroli. È grazie a loro e a tantissimi altri e all’altro figlio, Andrea, il fratellone di Martina, che ha 22 anni e studia Economia, se adesso loro due sono ancora qui, in piedi, a trovare la forza di sorridere. Edy, nonostante tutto, è serena: «Perché ho dato a Martina tutti i baci che le dovevo e le ho detto tutti i “ti amo” che sentivo, fino all’ultimo giorno...», spiega.
Due anni di chemio e radioterapia ma in mezzo anche tanta passione per la fotografia e soprattutto per il teatro: la tesi, Martina, era riuscita comunque a completarla prima del 9 maggio, quando è entrata in coma, anche se non poteva più muovere le mani e dettava a sua madre. «Aveva anche perso i capelli per la chemio — ricorda la sua amica Gioia — e io le dicevo: dai, coraggio, togliti la parrucca e fregatene dei giudizi degli altri. Lei lo fece e si sentì subito meglio. Poi i capelli le sono ricresciuti, per fortuna. E se pure Martina oggi non c’è più, lei vivrà sempre con noi...».
La tesi parla di Sartre, di Beckett e Pirandello ed è stato proprio il teatro a darle la forza di scriverla, il teatro che nell’ultimo anno l’aveva fatta rinascere. Vincendo qualunque dolore, era riuscita perfino a salire sul palcoscenico del laboratorio «Latitudine» di Latina, recitando la sua parte fino in fondo. Lei sapeva di avere una brutta malattia: «Mamma, pensi che morirò?», domandava la sera a sua madre. Edy le rispondeva con filosofia: «Ma chi lo sa, Martina, ognuno di noi ha un percorso, perciò sai che ti dico, godiamocela!». E infatti se la sono goduta, in faccia al male: papà e mamma in questi due anni l’hanno portata a New York, a Londra, a Dublino, a vedere la finale di Amici e quella di X Factor a Milano, eppoi il concerto di Tiziano Ferro e lo spettacolo di Enrico Brignano, i suoi preferiti. Con una canzone di Tiziano Ferro accanto al letto, Martina a 19 anni si è addormentata per sempre la mattina del 12 giugno. Il giorno dopo, ai suoi funerali, il gruppo d’archi del liceo ha suonato per lei.
Il presidente della commissione d’esame, venerdì scorso, alla fine della discussione sulla tesina, ha consegnato alle compagne di classe e ai genitori della ragazza un simbolico attestato con un pensiero speciale: «A Martina che è stata un esempio di coraggio e determinazione». Ma adesso la preside Di Veroli vorrebbe fare un passetto in più: presentare al neoministro dell’istruzione la richiesta di un diploma vero per lei. Intanto, Edy e Tino hanno deciso di assegnare una borsa di studio intitolata a Martina a una ragazza del laboratorio teatrale «Latitudine». E presto daranno vita anche a una onlus per aiutare chi soffre.
Edy e Martina, l’anno scorso, imbracate come due parà senza paura, si fecero insieme pure il Volo dell’angelo da Rocca Massima: una discesa folle a 172 km l’ora a 300 metri d’altezza, per quasi due chilometri: Flying in the Sky, così si chiama l’esperienza estrema. Si vola in quel cielo, dove mamma Edy è convinta che adesso ci sia ancora Martina, finalmente in pace.
Le compagne «Adesso non c’è più, ma siamo sicure di una cosa: lei vivrà sempre in mezzo a noi»