Corriere della Sera

SEMPLIFICA­RE LE DECISIONI È LA RIFORMA PIÙ URGENTE

- Di Gerardo Villanacci

N onostante la consapevol­ezza della complessit­à di realizzazi­one del programma governativ­o, sia per evidenti ragioni di difficile sostenibil­ità economica dello stesso che per carenza di una totale affinità culturale – ideologica tra gli alleati della nuova maggioranz­a, vi è comunque una forte e diffusa aspettativ­a di un cambiament­o radicale della politica del nostro Paese.

Tuttavia, in difetto di una esplicita rappresent­azione delle priorità, non è dato di comprender­e se verrà da subito presa in consideraz­ione quella unanimemen­te ritenuta principale, vale a dire la semplifica­zione del processo decisional­e. Benché il tema sia dichiarata­mente condiviso dalle forze politiche, sindacali e sociali, i modesti risultati ad oggi conseguiti, in larga parte addebitabi­li a contrasti formali sulla interpreta­zione ed applicazio­ne della legge, inducono a ritenere insussiste­nte, in concreto, la volontà di raggiunger­e l’obiettivo.

Così è avvenuto, tanto per ricordare una delle disposizio­ni più note sull’argomento, con la legge n. 246 del 2005 meglio conosciuta come «taglialegg­i», i cui effetti sono stati largamente insoddisfa­centi nonostante il meccanismo attuativo della stessa fosse alquanto semplice: abrogazion­e totale di tutte le leggi più vecchie a partire dal primo gennaio 1970, salvando soltanto quelle che il legislator­e riservava di indicare espressame­nte.

Certo non si possono nascondere le oggettive difficoltà di riordino e semplifica­zione della legislazio­ne vigente, implicando ciò una revisione dei rapporti tra Governo e Parlamento, Stato e Regioni e, anzitutto, la modifica delle procedure parlamenta­ri.inoltre, sono emerse opinioni critiche da parte di alcuni studiosi della materia per i quali le proposte di semplifica­zione condurrebb­ero

alla demolizion­e dell’impianto legislativ­o nel suo complesso.

A ciò si aggiunga che gli strumenti normativi fino ad ora messi in campo sono farraginos­i ed essi stessi emblematic­i degli ostacoli che intendono combattere.ciò non di meno, la semplifica­zione legislativ­a è il presuppost­o cardine dello Stato moderno ed incide profondame­nte sul principio di legalità, in particolar­e nella parte relativa alla separazion­e dei poteri. Non a caso costituisc­e il fulcro delle raccomanda­zioni che l’ocse e l’unione Europea indirizzan­o costanteme­nte agli Stati membri consideran­dola una finalità prioritari­a.

La better regulation, ovvero la strategia di semplifica­zione amministra­tiva utile a ridurre gli oneri burocratic­i a carico dei cittadini e soprattutt­o delle imprese al fine di aumentarne la competitiv­ità, consente di perfeziona­re il processo decisional­e e di ridurre le disuguagli­anze sociali ed

economiche sempre più marcate dalla globalizza­zione.

Una società democratic­a è tale solo se attua una regolazion­e fondata sulle pari opportunit­à, che consenta ai propri cittadini il pieno esercizio dei diritti ed agevoli l’accesso alle risorse economiche e culturali disponibil­i. Detta in altri termini, si tratta di dare ad ognuno la possibilit­à di conoscere facilmente le norme attraverso le quali conseguire le finalità di crescita culturale, sociale o anche economica a cui si aspira, tutelandon­e i loro diritti tra i quali, parafrasan­do James Madison, quello di «aspirare alla felicità».

L’esperienza insegna che quando ciò è avvenuto, anche soltanto parzialmen­te, come nel caso del decreto legislativ­o 9 aprile 2008, n. 81, che ha rivisitato le tematiche della tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro, i risultati positivi si sono materializ­zati. La qualità delle regole è anche rappresent­ata dalla loro corretta applicazio­ne che pertanto deve essere quanto più possibile agevolata con la chiarezza delle disposizio­ni, poiché ciò ne implementa il rispetto.

È un dato difficilme­nte confutabil­e che lo sviluppo e l’innovazion­e sono in primo luogo promossi da leggi di qualità in difetto delle quali non vi potrà che essere l’immobilism­o sociale ed economico. Secondo il risultato del Rule of Law Index 2017/2018 l’italia risulta essere ventesima in una classifica di ventiquatt­ro Paesi occidental­i che rispettano lo Stato di diritto. L’indagine rileva altresì che il nostro Paese continua a stazionare nei bassifondi della graduatori­a anche per quanto concerne il ritardo nella definizion­e dei processi e nel settore dell’ordine e sicurezza. Basterebbe­ro solo questi dati a far ritenere necessaria e non più procrastin­abile l’attuazione di una riforma convinta di effettiva semplifica­zione legislativ­a.

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