SEMPLIFICARE LE DECISIONI È LA RIFORMA PIÙ URGENTE
N onostante la consapevolezza della complessità di realizzazione del programma governativo, sia per evidenti ragioni di difficile sostenibilità economica dello stesso che per carenza di una totale affinità culturale – ideologica tra gli alleati della nuova maggioranza, vi è comunque una forte e diffusa aspettativa di un cambiamento radicale della politica del nostro Paese.
Tuttavia, in difetto di una esplicita rappresentazione delle priorità, non è dato di comprendere se verrà da subito presa in considerazione quella unanimemente ritenuta principale, vale a dire la semplificazione del processo decisionale. Benché il tema sia dichiaratamente condiviso dalle forze politiche, sindacali e sociali, i modesti risultati ad oggi conseguiti, in larga parte addebitabili a contrasti formali sulla interpretazione ed applicazione della legge, inducono a ritenere insussistente, in concreto, la volontà di raggiungere l’obiettivo.
Così è avvenuto, tanto per ricordare una delle disposizioni più note sull’argomento, con la legge n. 246 del 2005 meglio conosciuta come «taglialeggi», i cui effetti sono stati largamente insoddisfacenti nonostante il meccanismo attuativo della stessa fosse alquanto semplice: abrogazione totale di tutte le leggi più vecchie a partire dal primo gennaio 1970, salvando soltanto quelle che il legislatore riservava di indicare espressamente.
Certo non si possono nascondere le oggettive difficoltà di riordino e semplificazione della legislazione vigente, implicando ciò una revisione dei rapporti tra Governo e Parlamento, Stato e Regioni e, anzitutto, la modifica delle procedure parlamentari.inoltre, sono emerse opinioni critiche da parte di alcuni studiosi della materia per i quali le proposte di semplificazione condurrebbero
alla demolizione dell’impianto legislativo nel suo complesso.
A ciò si aggiunga che gli strumenti normativi fino ad ora messi in campo sono farraginosi ed essi stessi emblematici degli ostacoli che intendono combattere.ciò non di meno, la semplificazione legislativa è il presupposto cardine dello Stato moderno ed incide profondamente sul principio di legalità, in particolare nella parte relativa alla separazione dei poteri. Non a caso costituisce il fulcro delle raccomandazioni che l’ocse e l’unione Europea indirizzano costantemente agli Stati membri considerandola una finalità prioritaria.
La better regulation, ovvero la strategia di semplificazione amministrativa utile a ridurre gli oneri burocratici a carico dei cittadini e soprattutto delle imprese al fine di aumentarne la competitività, consente di perfezionare il processo decisionale e di ridurre le disuguaglianze sociali ed
economiche sempre più marcate dalla globalizzazione.
Una società democratica è tale solo se attua una regolazione fondata sulle pari opportunità, che consenta ai propri cittadini il pieno esercizio dei diritti ed agevoli l’accesso alle risorse economiche e culturali disponibili. Detta in altri termini, si tratta di dare ad ognuno la possibilità di conoscere facilmente le norme attraverso le quali conseguire le finalità di crescita culturale, sociale o anche economica a cui si aspira, tutelandone i loro diritti tra i quali, parafrasando James Madison, quello di «aspirare alla felicità».
L’esperienza insegna che quando ciò è avvenuto, anche soltanto parzialmente, come nel caso del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, che ha rivisitato le tematiche della tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro, i risultati positivi si sono materializzati. La qualità delle regole è anche rappresentata dalla loro corretta applicazione che pertanto deve essere quanto più possibile agevolata con la chiarezza delle disposizioni, poiché ciò ne implementa il rispetto.
È un dato difficilmente confutabile che lo sviluppo e l’innovazione sono in primo luogo promossi da leggi di qualità in difetto delle quali non vi potrà che essere l’immobilismo sociale ed economico. Secondo il risultato del Rule of Law Index 2017/2018 l’italia risulta essere ventesima in una classifica di ventiquattro Paesi occidentali che rispettano lo Stato di diritto. L’indagine rileva altresì che il nostro Paese continua a stazionare nei bassifondi della graduatoria anche per quanto concerne il ritardo nella definizione dei processi e nel settore dell’ordine e sicurezza. Basterebbero solo questi dati a far ritenere necessaria e non più procrastinabile l’attuazione di una riforma convinta di effettiva semplificazione legislativa.