Corriere della Sera

Autori e lettori nell’italia che cambia

- Di Beppe Severgnini

Bello leggere l’intervista di Stefano Lorenzetto a Luca Nicolini, uno dei fondatori del Festivalet­teratura di Mantova, ieri sul Corriere. Avrei voluta scriverla io, ma non potevo: conflitto d’interessi, anzi di passione. Frequento Festivalet­teratura dagli anni 90. Ogni tanto salto il turno — convinto, come Luca, che il presenzial­ismo faccia male (nei festival, nell’editoria, sui giornali). Nel 2016 ero a Mantova per festeggiar­e il ventennale. L’anno scorso non sono andato. Quest’anno, torno. Sabato 8 settembre, con un incontro dal titolo che per adesso non spiego: «Italiani si rimane — Da Miss Body Leopardo agli abiti blu di Matteo Salvini».

Prima di allora, scrivo. Ma invidio un po’ i colleghi in viaggio attraverso un’italia che è cambiata; e, gridata la sua protesta, ora cerca di capire cosa l’aspetta. Mari, montagne, laghi, campagne, colline, piazze illuminate: la combinazio­ne di bei luoghi, buon clima e informalit­à ci fa bene. Se riuscissim­o a portare quell’umore in television­e, avremmo inventato il programma sui libri che funziona (e una tv migliore).

Perché tanti autori girano l’italia, lavorando mentre gli altri sono in vacanza? Vi rispondo subito: perché gli piace. Perché un incontro riuscito è una lezione utile (per chi parla, per chi ascolta). Perché l’applauso è una droga leggera, di cui pochi sanno fare a meno, quando l’hanno provata. Lo ha ammesso Carlo Cottarelli su 7-Corriere: “Quest’estate andrò a presentare I sette peccati capitali dell’economia italiana con mia moglie, in giro per l’italia, mi piace conoscere posti nuovi e gente nuova...”. Cottarelli non è un politico, non considera questo tour una forma di campagna elettorale. Penso invece che si diverta, e capisca di poter imparare. Si può fare a tutte le età.

Buona estate, dunque, ad autori e lettori: abbiamo bisogno di guardarci in faccia, in Italia. Ieri sera, prima di entrare nella mia estate sabbatica, ero ospite a Finale Ligure, intervista­to dalla battaglier­a Caterina Malavenda. Sapeva tutto, ma non poteva immaginare che proprio lì ho imparato a nuotare nell’acqua profonda, mezzo secolo fa. Ricordo il sollievo quando sono arrivato alla boa. Il giornalism­o in confronto è uno scherzo, cara Katia.

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