Milan, l’ultimo disperato tentativo di Li: vendere subito
Il presidente cinese cerca di presentarsi da Elliott con l’acquirente. Ma il fondo Usa può dire di no
MILANO La domanda è: cosa si inventerà tra oggi e domani Yonghong Li, l’uomo che è riuscito a fare un investimento da un miliardo, ha rifiutato dieci giorni fa un’offerta (quella di Rocco Commisso) che gli avrebbe consentito di restare con il 30% delle quote e limitare i danni e ora è a un passo dal perdere tutto per 32 milioni (non versati a Elliott entro venerdì a mezzanotte)? Il Milan, che si raduna domani per l’inizio di stagione più surreale, e i suoi tifosi, esasperati da tante incertezze, sono in attesa di un finale che dia un senso a tutte le mosse precedenti, altrimenti incomprensibili, e consenta di rimettere insieme le tessere del puzzle.
Oppure è vera la spiegazione più semplice: a forza di camminare sul filo, tenere in piedi 3-4 trattative di acquisto, alzarsi dal tavolo ad accordi quasi raggiunti e rilanciare, dispensare un ottimismo decisamente mal riposto, Li ha finito per rompere quel filo, cadere e farsi male. A meno, appunto, di altri colpi di scena. Al momento del closing da Fininvest a Li, il coniglio uscito dal cilindro fu il prestito last minute di Elliott, trovato dall’ad Fassone e dall’avvocato Agostinelli. Ora Fassone sembra di nuovo partito per Londra con Yonghong Li con lo scopo di provare a vendere in extremis a uno degli acquirenti rimasti in corsa: a questo punto probabilmente non più Commisso, e nemmeno i Ricketts, che da tempo hanno avviato contatti diretti con Elliott; resta quindi il mister X, forse asiatico, che nell’ultimo periodo era balzato in testa alle preferenze di Li (da fonti vicine alla trattativa è stato smentito che si tratti del magnate russo Usmanov).
L’obiettivo sarebbe dunque presentarsi domani da Elliott, che a quel punto avrà già avviato la procedura per escutere il pegno delle azioni della controllante del Milan, con il nuovo acquirente, pronto a rimborsare interamente il debito (303 milioni, più gli interessi, più i 32 non versati venerdì). Li potrebbe così restare con una quota di minoranza. È un tentativo disperato, che spiegherebbe il mancato versamento dei 32 milioni (dato per scontato dai collaboratori di Li fino al giorno prima), ma è tutto da stabilire che Elliott accetti, perché per il fondo Usa la scadenza ormai non è stata rispettata, si è rotto un covenant e — secondo un’interpretazione non confermata da tutti — anche l’acquirente deve ottenere il gradimento del fondo.
Di fronte a un no, Li con ogni probabilità darà battaglia legale e proverà a fermare l’escussione del pegno, il che aprirà un contenzioso davanti al Tribunale del Lussemburgo.
Scenari
Il nuovo soggetto potrebbe rimborsare l’intero debito. Pronta la battaglia legale