Vacanze oltre confine? Viaggiate «in salute»
Se state per partire per le ferie e non resterete in Italia, sapete come regolarvi nel caso abbiate bisogno di aiuto medico ? Ecco una guida sulle procedure da seguire e una mappa dei riferimenti online su cui potrete trovare informazioni dettagliate e pr
Come fare se si è in vacanza fuori confine e ci si ammala? Una risposta, anzi la conferma di un quadro già in buona parte noto, viene dalla Direzione Generale della programmazione sanitaria del Ministero della Salute. Vediamo punto per punto che cosa ci si può aspettare.
Quali sono le cure garantite all’estero in caso di viaggi per vacanze?
L’assistenza sanitaria è garantita a chi è in temporaneo soggiorno negli Stati dell’unione europea e dell’area Efta (Svizzera, Norvegia, Islanda, Liechtenstein). L’assistenza agli italiani, nei Paesi visitati, è fornita alle medesime condizioni previste per i cittadini dello Stato in cui si soggiorna. E in caso di emergenza? In qualsiasi Paese dell’unione europea si può chiamare il numero verde 112, sia da telefono fisso che da mobile, per contattare direttamente i servizi di soccorso. Dopo la Brexit, cosa aspettarsi in Gran Bretagna?
Come precisano alla Direzione della Programmazione sanitaria, la situazione è immutata quanto meno fino al 29 marzo 2019, data presumibile della firma dell’accordo di recesso. Quindi, al momen- to, se si viaggia per turismo in Gran Bretagna valgono le stesse regole dei Paesi Ue.
Nei Paesi non Ue e non Efta che cosa succede?
Con una serie di Nazioni sono stati firmati accordi bilaterali. I Paesi interessati vanno dall’argentina a Capo Verde, l’elenco e le informazioni su quali sono e sulle diverse forme di tutela previste sono reperibili sul portale «Se parto per...» . Da tener presente che in genere, grazie a questi accordi bilaterali, sono maggiormente (o esclusivamente) tutelate le persone che sono all’estero per lavoro e i pensionati o in particolari condizioni, come la gravidanza, oppure sono previste solo cure urgenti o necessarie in quanto conseguenza di infortuni. Non si evidenziano situazioni critiche— chiariscono alla Direzione Generale— tranne che in Brasile, dove sono state segnalate difficoltà.
E se non ci sono neppure accordi bilaterali?
Nei Paesi con i quali non ci sono accordi— puntualizzano alla Direzione generale— resta valido il suggerimento di verificare, o richiedere, espressamente che il «pacchetto» turistico, o il biglietto aereo, comprenda anche un’assicurazione sanitaria, verificandone le caratteristiche,
Che documenti portare invece nei Paesi Ue e Efta?
La normale Tessera sanitaria. Se si prova a girarla sul retro compare la scritta «Tessera europea di assicurazione malattia» (in sigla TEAM), è questo il documento che dà diritto alle cure. In base ai regolamenti UE 631/2004 e 883/04 si può usufruire delle cure in forma diretta (cioè senza il pagamento della prestazione), salvo l’eventuale ticket previsto dal Paese di soggiorno (che rimane a carico dell’assistito) per le cure, oltre che urgenti, necessarie.
Qual è esattamente il tipo di cure garantito?
Le cure necessarie — chiariscono alla Direzione Generale della programmazione sanitaria— comprendono ovviamente le urgenze, ma il concetto è più ampio. Più in generale si intendono tutte le cure che non possono essere
Differenze
I sistemi di assistenza nella Ue variano da un Paese all’altro. Servizi sanitari gratuiti da noi potrebbero non esserlo altrove
rinviate al momento del rientro. L’individuazione della necessità è responsabilità del medico.
L’assistenza sanitaria è uniforme in questi Paesi?
No, i sistemi variano da un Paese all’altro. Servizi che sono gratuiti in Italia potrebbero non esserlo in un altro Stato oppure potrebbe valere per tutti (turisti e «locali») un sistema di assistenza indiretta per cui si paga e si viene rim- borsati successivamente.
In caso di rimborsi, chi interviene?
Il rimborso si può richiedere al ritorno, alla propria Asl. Attenzione quindi a riportare a casa tutta la documentazione necessaria.
Se si ha bisogno solo di farmaci?
La questione si pone, evidentemente, se si tratta di un medicinale che richiede la prescrizione. L’entrata in vigore della ricetta elettronica — puntualizzano alla Direzione Generale— consente di acquistare i farmaci in tutti i Paesi Ue, in alcuni però potrebbe essere difficoltoso presentare al farmacista la ricetta elettronica in formato digitale, si raccomanda perciò di portare con sé anche una stampa della ricetta.
In farmacia, all’estero, possono esserci «regole» diverse?
La vendita dei farmaci— spiegano alla Direzione Generale— è soggetta a regole specifiche per ogni Stato Ue, potrebbe perciò essere impossibile procurasi il farmaco prescritto anche se la ricetta è riconosciuta. Può accadere con farmaci che non hanno un titolo di commercializzazione valido in tutta Europa o hanno nomi diversi in Paesi diversi. È bene che il medico prescrittore usi la Denominazione Comune Internazionale così da consentire al farmacista straniero di fornirlo. Le medicine vanno però pagate e saranno rimborsate al rientro.