Corriere della Sera

La partita su Tripoli Trenta non vuole perdere il comando italiano

L’impegno ribadito da Moavero nei negoziati con la Libia

- di Fiorenza Sarzanini fsarzanini@corriere.it

La reazione della Difesa alla linea comune scelta dai ministri dell’interno e delle Infrastrut­ture fa ben comprender­e quale sia la posta in gioco. E quanto alto il livello di irritazion­e della ministra Elisabetta Trenta. Perché il «folle accordo» denunciato dai suoi colleghi di governo Matteo Salvini e Danilo Toninelli è in realtà la missione militare internazio­nale Sophia di cui l’italia ha il comando affidato all’ammiraglio Enrico Credendino. È stata concordata tre anni fa in sede di Unione Europea e tutti gli Stati membri aderiscono ad eccezione della Danimarca e della Slovacchia. Al momento di vararla, il nostro Paese ha posto come condizione quella di ottenerne la guida poiché si tratta di un’operazione strategica per il controllo del Mediterran­eo, ma anche perché consente di trattare in sede Onu e Nato tutto ciò che avviene in questo spazio di mare, compreso il monitoragg­io dei traffici illeciti di petrolio. Dunque, un ruolo di prestigio che adesso potrebbe essere perso, se davvero il governo guidato dal presidente Giuseppe Conte deciderà di chiamarsi fuori come è stato annunciato dal titolare del Viminale Matteo Salvini. Un altro scontro a livello internazio­nale che l’italia si trova adesso a gestire.

Il Mediterran­eo L’operazione è ritenuta strategica per il controllo del Mediterran­eo

I numeri

In tre anni sono stati arrestati 150 scafisti e sono state distrutte 550 imbarcazio­ni

I tre compiti

La missione è stata rinnovata il 25 luglio 2017 e il Consiglio europeo ha aggiunto al suo mandato tre nuovi compiti integrativ­i che vengono elencati nel trattato: «Istituire un meccanismo di controllo del personale in formazione per assicurare l’efficienza a lungo termine della formazione della Guardia Costiera e della Marina libica; svolgere nuove attività di sorveglian­za e raccoglier­e informazio­ni sul traffico illecito delle esportazio­ni di petrolio dalla Libia, conformeme­nte alle risoluzion­i 2146 (2014) e 2362 (2017) del Consiglio di sicurezza dell’onu; migliorare le possibilit­à per lo scambio di informazio­ni sulla tratta di esseri umani con le agenzie di contrasto degli Stati membri, Frontex ed Europol».

L’addestrame­nto

Si tratta di tre opzioni che possono fornire un sostegno concreto all’impegno che proprio in questi giorni il governo ha detto di voler prendere per ottenere collaboraz­ione dalle autorità di Tripoli nella lotta ai trafficant­i che gestiscono le partenze dei migranti. Un impegno ribadito due giorni fa dal ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi nell’incontro con il presidente Al Serraj. Anche perché in tre anni sono stati addestrati nell’ambito di «Sophia» circa 200 militari libici, consegnati alle forze di polizia italiane più di 150 scafisti e distrutte 550 imbarcazio­ni.

Il soccorso in mare

Le navi impegnate nell’operazione non hanno compiti di soccorso, ma sono le norme internazio­nali ad obbligare chi si occupa del pattugliam­ento del mare a soccorrere eventuali imbarcazio­ni in difficoltà. E proprio questo è accaduto due giorni fa quando il pattugliat­ore irlandese ha preso a bordo gli stranieri. La loro imbarcazio­ne si trovava in acque maltesi e da Roma è arrivato il via libera all’attracco in Sicilia. Salvini ha annunciato un incontro per oggi con il premier Giuseppe Conte in vista del consiglio informale dei ministri dell’interno che si svolgerà giovedì a Innsbruck e durante il quale vuole mettere in discussion­e l’accordo. A questo punto bisognerà comprender­e se farà valere il suo ruolo di vicepremie­r e quanto peso avrà nella decisione finale la Trenta, così come il parere di Moavero Milanesi. Se infatti il governo deciderà davvero di chiamarsi fuori dall’operazione internazio­nale che scade alla fine dell’anno e dunque di non rinnovare la partecipaz­ione all’intera in sede europea, rinuncerà al comando di un importante organismo internazio­nale e in questo modo lascerà ad altri il controllo di quanto avviene nel Mediterran­eo.

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In porto L’arrivo a Malaga di 56 migranti sotto il controllo della Guardia costiera spagnola (Afp)

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