Corte suprema, l’aborto sarà decisivo
Oggi la scelta di Trump. Sui diritti si giocherà la conferma dei senatori: pressione sulle repubblicane
WASHINGTON Quattro candidati e ancora molti dubbi per Donald Trump. Il presidente svelerà stasera, in diretta televisiva alle 21 (le 3 di notte di martedì 10 in Italia), il nome del giudice scelto per sostituire Anthony Kennedy alla Corte Suprema. Fino a ieri la lista di Trump, ritiratosi a meditare nel campo di golf di Bedminster nel New Jersey, appariva fluida, senza un vero favorito. Le indiscrezioni dei giornali americani danno in buona posizione Thomas Hardiman, 53 anni, del Massachusetts, già in ballottaggio con Neil Gorsuch, poi preferito, nel gennaio del 2017 per prendere il posto di Antonin Scalia. Hardiman, tra l’altro, ha prestato servizio nel tribunale di Philadelphia con una sorella di «The Donald», la giudice Maryanne Trump Barry.
Leggermente più indietro Raymond Kethledge, 51 anni del New Jersey; Brett Kavanaugh, 53 anni di Washington e Amy Coney Barrett, 46 anni, della Louisiana. Sono tutti solidi conservatori. La più tetragona è Amy, cattolica militante, 7 figli, l’unica donna nella selezione finale che inizialmente prevedeva 25 magistrati.
L’indicazione di Trump dovrà poi essere ratificata dal Senato. Bastano 50 voti, la metà del totale: a quel punto il vice presidente Mike Pence può intervenire per dare la maggioranza ai repubblicani.
È uno dei passaggi più importanti per la politica e la società americana. L’alto collegio ha l’ultima parola su temi cruciali come l’aborto, l’ambiente, i diritti civili, le misure sull’immigrazione. Con le dimissioni di Kennedy, effettive dal prossimo 31 luglio, l’equilibrio interno torna in parità: quattro toghe nominate da presidenti democratici e quattro da repubblicani.
Il nuovo arrivato, il nono, potrebbe risultare decisivo per forgiare la giurisprudenza negli anni a venire, capovolgendo, per esempio, la sentenza Roe contro Wade che, nel 1973, riconobbe alle donne il diritto di decidere liberamente l’interruzione della gravidanza.
Nello scontro che potrebbe durare fino all’autunno inoltrato sono in gioco prospettive epocali per il Paese, ma anche gli equilibri politici nel breve periodo. A novembre ci sono le elezioni di mid-term: rinnovo completo della Camera dei rappresentanti e di un terzo del Senato. E la conferma del nuovo giudice rappresenta un rischio da una parte e dell’altra.
Ieri il senatore repubblicano Lindsay Graham, spesso critico con Trump, ha dichiarato che «nessuno dei quattro nomi avrebbe la possibilità di superare il vaglio parlamentare». Ecco una breve mappa del disagio tra i repubblicani: il senatore Rand Paul detesta l’epoca dei Bush e quindi boccerebbe Kavanaugh, che è stato tra l’altro consigliere di George W. Bush e assistente del super procuratore Kenneth Starr nell’inchiesta su Bill Clinton.
Le repubblicane moderate Lisa Murkowski e Susan Collins, invece, si opporrebbero alla designazione dell’antiabortista
Gli equilibri
Il sostituto dell’uscente Kennedy influenzerà la giurisprudenza dei prossimi anni
Il vaglio parlamentare I posizionamenti in vista delle «midterm» influenzeranno le scelte dei partiti
Barrett e chiederebbero ampie garanzie agli altri pretendenti.
Sul versante democratico Heidi Heitkamp, del North Dakota, Joe Donnelly dell’indiana e Joe Manchin della West Virginia vengono da Stati ora controllati dai trumpiani: temono di perdere il seggio a novembre se bloccheranno la nomina del presidente. E sono solo pochi esempi: è in arrivo un’altra stagione dall’esito imprevedibile.