Corriere della Sera

De Sica: quella volta che persi al casinò e mi pagò l’albergo

- Di Giovanna Cavalli

«Ci siamo tanto divertiti insieme, io e Carlo, fino all’ultimo. Non vedo l’ora di ridere ancora con te, mi ha scritto con un messaggino, appena qualche giorno fa. E io allora in cambio gli ho mandato una mia foto di scena in cui sono vestito da donna e si è fatto un sacco di risate», racconta Christian De Sica con la tristezza incredula delle prime ore di un addio che spezza il cuore. «Ho perso un grande amico, generoso, spiritoso, un uomo gentile che mi ha dato tanto affetto. A maggio era venuto a trovarmi con un soggetto per un film da girare in Francia. Sapevo che era molto malato, lo sapevo bene. Lui credeva di farcela e ci ho creduto anch’io, perciò abbiamo fatto tutti finta di niente».

Vi siete conosciuti da ragazzini, figli entrambi di due maestri del cinema italiano.

«Avevamo 14 anni. Quell’estate partimmo per una vacanza di gruppo, io, lui, mio fratello Manuel e Marco Risi. Carlo era coltissimo, preparatis­simo, sapeva tutto di cinema, encicloped­ico, pure dei film più ignoti ti snocciolav­a a memoria anno di produzione, regia, costumista e sceneggiat­ore». Le assegnò la sua prima parte in «Viuuulente­mente mia», nel 1982.

«Un piccolo ruolo accanto a Laura Antonelli e Diego Abatantuon­o. I produttori

non mi volevano, fu Carlo a impuntarsi. Gli devo tutto. A lui e a Enrico». Il set più spensierat­o?

«Con A spasso nel tempo ce la siamo spassata in giro per il mondo, dalla Scozia alla Monument Valley, da Londra alla Toscana. Ricordo una serata memorabile a Las Vegas, al Caesars Palace. Io e Paolo Villaggio abbiamo bruciato tutti i soldi alla roulette, non ci era rimasto nemmeno un dollaro per saldare la stanza, ha pagato tutto Carlo». Quella volta che...

«...che partimmo insieme per Montecarlo, a incontrare un produttore, squattrina­ti più che mai, e lui ci regalò un Krug d’oro, e noi che siamo corsi in bagno a mordere di nascosto la preziosa moneta per vedere se era vera». E lo era?

«Verissima». Cosa le mancherà di Carlo?

«Il suo senso dell’umorismo, dote rara nei registi di commedie, che di

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Il suo ultimo messaggino: «Non vedo l’ora di ridere ancora con te». Gli ho risposto con una mia foto vestito da donna

solito nella vita sono dei tipi lugubri. Quando ha saputo che cercavo casa in affitto a Milano, dove con Massimo Boldi sto girando Amici come prima, si è raccomanda­to: non andare sui Navigli, che è pieno di zanzare». Che cosa ha imparato standogli accanto?

«A essere veloce. Carlo aveva il dono di una sintesi pazzesca. Conosceva profondame­nte questo mestiere, i suoi meccanismi, i personaggi che incontri, il modo di ragionare. È lui che ha ideato l’instant movie: in sei settimane finiva un film, senza sforare di tempi e costi, i produttori lo adoravano». Due figli d’arte.

«Di solito in Italia questa è una vergogna, ma a noi ha dato il vantaggio di saperci muovere sul set come a casa nostra perché quella era casa nostra». Amici da sempre e per sempre.

«Le racconto solo questo: quando suo padre Steno è morto, la famiglia non aveva la tomba pronta, e per oltre un anno è stato in quella dei De Sica, accanto a papà».

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