«Vinto a casa loro»
A Silverstone impresa Ferrari sulla pista della Mercedes Colpi di scena e polemiche: Vettel batte ancora Hamilton Pure Raikkonen sul podio dopo un contatto al via con l’inglese, che però rimonta
Raggiunto Prost Con 51 successi in F1 Seb eguaglia Prost: 12 il tedesco li ha centrati con il Cavallino
A casa loro è ancora più bello. «A casa loro» è lo slogan che Sebastian Vettel urla per radio dopo una vittoria formidabile, annunciata da una macchina ormai fortissima ovunque ma non ancora certa di superare l’esame di un tracciato da tempo proibito. L’ha passato, con il valore aggiunto del podio di un Kimi Raikkonen double face, prima goffo nel toccare Lewis Hamilton in uno start che innescherà commenti velenosi — ma che ha anche prodotto la rimonta «aliena» del campione del mondo, risalito dal 17° al 2° posto — e poi guerriero alla ricerca del riscatto. La Silverstone dai curvoni infidi è così finalmente domata sette anni dopo l’impresa di Fernando Alonso, un successo indimenticabile ma occasionale, mentre qui siamo di fronte al logico coronamento di progressi che fanno della SF71H qualcosa di vicino alla perfezione, anche se il caldo inusuale dell’estate britannica ha aiutato.
«E ora portiamo la bandiera inglese a Maranello», gongola Seb mentre Maurizio Arrivabene lo copre di elogi: «Grandissimo, sei stato un leone». Alain Prost è raggiunto a quota 51 successi, mentre 12 sono quelli di Seb con il Cavallino. Vettel qui aveva trionfato solo nel 2009 con la Red Bull. Ma conta prima di tutto altro: la domenica del temuto controsorpasso delle Frecce d’argento ha regalato alla Rossa un allungo iridato sia tra i piloti sia tra i costruttori. La magia della Mercedes, qui imbattuta dal 2013, è dunque disattivata, come promesso. È stata «killerata» dal super-sorpasso di Vettel al giro 46 su Valtteri Bottas, una manovra che Seb ha costruito con la grinta dei giorni migliori: «Ho fiutato l’occasione. Se la prima safety car aveva complicato la vita, la seconda mi ha accorciato i tempi per l’attacco: non era facile portarlo, Bottas era veloce in rettilineo». Serviva la zampata, anche perché a ridosso premevano Hamilton e Raikkonen. Quattro in tutto, per la gloria: è l’immagine della F1 di oggi. Il Gp di Gran Bretagna è stato infatti un duello tra due squadre — a parte un paio di guizzi da fuoriclasse di Verstappen, alla fine però tradito dai freni — nel quale gli incidenti hanno rimescolato le carte. La prima safety car — giro 32: schianto di Ericsson — ha spaiato le strategie, la seconda (tornata 37: scontro Grosjean-sainz) ha avuto effetti minori. Alla prima uscita dell’auto di sicurezza, Seb era al comando, Bottas lo seguiva. Ma mentre il finlandese rimaneva in pista con le coperture medie — decisione condivisa da Hamilton —, il tedesco rientrava e rimontava le morbide, imitato da Raikkonen e da Verstappen.
È lì che la Ferrari ha vinto? La Mercedes ama le «me
dium», ma nel finale avrebbe affrontato le gomme più fresche e più performanti delle Rosse. «Se fossi rimasto fuori, avrebbero “pittato” loro — riprende Vettel —. Bottas mi avrebbe passato, ma io avrei avuto ancora una chance». Se l’è presa prima che il tempo utile scadesse.
Hamilton, invece, ha rimbalzato la tesi di una nuova scelta errata della Mercedes: «Il podio era possibile solo restando in pista; se mi fossi fermato, sarei finito alle spalle delle Ferrari». Al contrario, Bottas ha accusato: «Abbiamo sbagliato la scelta». Lewis ha preso male la sconfitta. Prima delle insinuazioni sulle «tattiche interessanti» dei rivali, aveva evitato Raikkonen e s’era messo in un angolo, cupo e mogio. Ha poi smentito l’umore gramo («Ero solo stanchissimo e non ho problemi con Kimi»), però la botta rimane. «È come un pugno sul mento. Ma io non mi arrendo».