Il movimento è diventato unico l’africa non vince perché è da noi
Dovessi mettere in fila le quattro squadre rimaste direi Francia, Croazia, Inghilterra, Belgio, ma questo vuol dire veramente poco. Non c’è più pronostico possibile, solo impressioni solitarie. Mi sembra però che alcune conclusioni si possano trarre. La prima è questo dominio delle squadre europee, da dove arriva? Questo sarà il quarto Mondiale consecutivo vinto da una squadra europea, non era mai successo. Ormai il movimento è unico, ci sono quattro-cinque grandi campionati nazionali che portano avanti un solo discorso tecnico e funzionano da scuola di tutti. La crisi di Germania e Spagna non è una crisi tecnica, è un esaurimento generazionale, e avviene a vantaggio di altri grandi movimenti come quello inglese e francese, dentro cui convivono e prosperano croati e belgi. Ci sono cicli fra nazioni, ma c’è ormai una strada solida, maestra, nel movimento europeo. La seconda conclusione è l’importanza dei giocatori neri. Il cinquanta per cento di Belgio, Francia, Inghilterra viene dall’africa, solo la Croazia non ne ha. Cinquant’anni fa, quando questi atleti straordinari cominciarono a saper gestire un pallone, si pensò che in venti-trent’anni sarebbero arrivati a vincere. Non è mai successo perché l’immigrazione e la storia hanno finito per portarli dovunque. Ora vincono, ma sono francesi, inglesi, belgi. La terza ipotesi di nuova realtà apparsa evidente in Russia è l’aumento medio della qualità muscolare. I calciatori sono ormai tutti estremamente fisici, alti, palestrati, sono modelli dello sport, non più ragazzi da oratorio. Questo sta frenando il talento, ma non ancora per molto, si comincia a vedere un’abitudine alla nuova geografia corpo-pallone. Un’ultima notazione di casa nostra: vent’anni di dirette televisive nel calcio delle grandi emittenti hanno ormai creato un nuovo linguaggio sportivo. C’è un lungo elenco di telecronisti che ha fatto piccola scuola e cresciuto ottimi allievi. Il divertimento, la piacevolezza che stiamo scoprendo in questi Mondiali senza noi, direi che la dobbiamo anche a questa nuova confidenza con i loro microfoni.