La partita dei 3.500 esuberi e le promesse del voto
Il M5S ha raggiunto circa il 48% degli elettori a Taranto con ipotesi di chiusura degli impianti
I nodi da sciogliere erano due. E la corda non si è allentata né sul fronte degli esuberi né su quello ambientale. La partita Ilva, di fatto ricominciata ieri dopo uno stop di due mesi dovuto al cambio di governo, è ripartita in salita. Il vice premier (nonché ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro) Luigi Di Maio ha incontrato prima i sindacati e poi Aditya Mittal, il ceo per l’europa di Arcelormittal, la multinazionale che guida la cordata Am Investco che da più di un anno si è aggiudicata l’ilva.
Per il ministro occorre che l’azienda faccia di più: «Sia il I nodi
● I nodi del dossier Ilva: occupazione e ambiente. Sono circa 3.500 gli esuberi (a fronte delle 10.500 assunzioni già garantite da Arcelormittal) e mancano proposte migliorative sul fronte ambiente piano ambientale, sia quello occupazionale non sono soddisfacenti. Ci aspettiamo proposte fortemente migliorative. Sul piano ambientale ci sono novità, ma non entusiasmanti e comunque prima di esprimermi dobbiamo necessariamente analizzarle tecnicamente. Sul piano occupazionale è tutto da vedere: i numeri sono gli stessi». Insomma, resta il nodo dei circa 3.500 esuberi (a fronte delle 10.500 assunzioni già garantite da Arcelormittal, 10.100 subito e 400 entro il 2023) e mancano proposte migliorative sul fronte ambientalizzazione, come l’utilizzo di tecnologie innovative nella produzione dell’acciaio (Arcelormittal ha comunque proposto di anticipare i tempi dei principali interventi). Fondamentali per Di Maio, considerato In campo Aditya Mittal, Cfo e Ceo Europe di Arcelormittal ieri è andato al Mise che a Taranto, nelle ultime elezioni politiche, il M5S ha preso circa il 48% anche in scia a una campagna elettorale fatta di slogan sulla chiusura dell’ilva. Il precedente governo — ha ricordato Di Maio — «aveva già firmato un contratto accettando queste proposte. Ma noi siamo più esigenti». Quanto ai tempi, «i sindacati hanno ragione che sono strettissimi». Per i rappresentanti dei lavoratori occorre trovare un accordo entro luglio, considerato che il commissariamento, già prorogato, scade il 15 settembre.