Corriere della Sera

La partita dei 3.500 esuberi e le promesse del voto

Il M5S ha raggiunto circa il 48% degli elettori a Taranto con ipotesi di chiusura degli impianti

- Michelange­lo Borrillo

I nodi da sciogliere erano due. E la corda non si è allentata né sul fronte degli esuberi né su quello ambientale. La partita Ilva, di fatto ricomincia­ta ieri dopo uno stop di due mesi dovuto al cambio di governo, è ripartita in salita. Il vice premier (nonché ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro) Luigi Di Maio ha incontrato prima i sindacati e poi Aditya Mittal, il ceo per l’europa di Arcelormit­tal, la multinazio­nale che guida la cordata Am Investco che da più di un anno si è aggiudicat­a l’ilva.

Per il ministro occorre che l’azienda faccia di più: «Sia il I nodi

● I nodi del dossier Ilva: occupazion­e e ambiente. Sono circa 3.500 gli esuberi (a fronte delle 10.500 assunzioni già garantite da Arcelormit­tal) e mancano proposte migliorati­ve sul fronte ambiente piano ambientale, sia quello occupazion­ale non sono soddisface­nti. Ci aspettiamo proposte fortemente migliorati­ve. Sul piano ambientale ci sono novità, ma non entusiasma­nti e comunque prima di esprimermi dobbiamo necessaria­mente analizzarl­e tecnicamen­te. Sul piano occupazion­ale è tutto da vedere: i numeri sono gli stessi». Insomma, resta il nodo dei circa 3.500 esuberi (a fronte delle 10.500 assunzioni già garantite da Arcelormit­tal, 10.100 subito e 400 entro il 2023) e mancano proposte migliorati­ve sul fronte ambientali­zzazione, come l’utilizzo di tecnologie innovative nella produzione dell’acciaio (Arcelormit­tal ha comunque proposto di anticipare i tempi dei principali interventi). Fondamenta­li per Di Maio, considerat­o In campo Aditya Mittal, Cfo e Ceo Europe di Arcelormit­tal ieri è andato al Mise che a Taranto, nelle ultime elezioni politiche, il M5S ha preso circa il 48% anche in scia a una campagna elettorale fatta di slogan sulla chiusura dell’ilva. Il precedente governo — ha ricordato Di Maio — «aveva già firmato un contratto accettando queste proposte. Ma noi siamo più esigenti». Quanto ai tempi, «i sindacati hanno ragione che sono strettissi­mi». Per i rappresent­anti dei lavoratori occorre trovare un accordo entro luglio, considerat­o che il commissari­amento, già prorogato, scade il 15 settembre.

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