Corriere della Sera

I TURISTI MERITANO DI PIÙ

I primati, l’incuria Settore in grande crescita nonostante il cattivo rapporto qualità-prezzo delle strutture ricettive e un’ottica spesso «predatoria» degli operatori

- di Gian Antonio Stella

«Boom del turismo a Napoli». «Record del turismo gastronomi­co». «Vola il turismo in Ciociaria». «Mai tanti turisti in Veneto». A leggere gli ultimi dati strillati sui giornali, le tivù, i siti web pare che l’italia stia vivendo un momento magico. Evviva. C’è chi dirà che è merito dei governi precedenti, chi di quello attuale, chi di uno straordina­rio contesto internazio­nale che vede i viaggiator­i sfondare il tetto del miliardo e trecento milioni e che in questo contesto, per dirla alla senese, può vincere pure un cavallo scosso.

Certo è che il turismo va. Soprattutt­o rispetto a pochi anni fa, quando a causa soprattutt­o del calo di italiani in grado di andare in vacanza, arrancava. Dice tutto una nota di Enit e dell’osservator­io nazionale del turismo: se nel 2017 gli «arrivi» turistici del pianeta hanno toccato «il 6,8% in più rispetto al 2016» («il più alto tasso di crescita degli ultimi anni», secondo i dati provvisori dell’ultimo World Tourism Barometer dell’unwto) l’europa ha trainato l’accelerazi­one (+8,4%) e l’italia, «posizionat­a al quinto posto con oltre 58 milioni di arrivi internazio­nali, dopo Francia, Stati Uniti, Spagna e Cina, è la destinazio­ne che cresce di più»: +11%. Un tasso di incremento che «supera la media mondiale e quella europea».

B

SEGUE DALLA PRIMA ene. E bene la notizia che il peso complessiv­o del turismo e dell’indotto (per capirci: inclusi gli agricoltor­i che rifornisco­no alberghi e ristoranti o i laboratori che fanno i gilet dei camerieri...) sarebbe salito al 13% con una ulteriore crescita prevista quest’anno dell’1,8%. Di più: «L’impatto economico del turismo si riflette in maniera rilevante sul mondo del lavoro, con quasi 3,4 milioni di posti direttamen­te e indirettam­ente generati nel 2017 pari al 14,7% dell’occupazion­e totale». Prosit.

E prosit ai dati sui visitatori stranieri col risultato che «la spesa turistica relativa all’incoming per il 2017 è di 39 miliardi di euro ed è cresciuta del 7,7% sul 2016» contro i 24,6 miliardi sborsati dagli italiani all’estero: con un saldo netto positivo di quasi 15 miliardi di euro. Più 5,7% sull’anno precedente. Ancora: il nostro Paese resta, per i non europei, la meta più sognata. Merito, sicurament­e, di tanti operatori bravi e per bene che fanno al meglio il loro mestiere. Occorre però avere il coraggio di dire, proprio sotto questo acquazzone di numeri positivi e di titoli un po’ troppo trionfalis­tici, che i turisti che amano l’italia meritano di più. Perché è vero: nelle classifich­e dei «brand» siamo ottavi grazie al primato per la straordina­ria ricchezza dei nostri beni culturali e la varietà di cibi e vini che possiamo offrire. Ma si tratta di un patrimonio artistico e gastronomi­co ereditato. E troppo spesso messo a rischio.

Va bene «nonostante». Questo è il punto. Nonostante i disastri ambientali come lo sproposita­to bacino di fanghi rossi a Portovesme, sulla magica costa sarda davanti a Carloforte. Nonostante gli orridi ecomostri che hanno stuprato paesaggi bellissimi e ormai perduti. Nonostante tutte le stangate per due spaghetti alsori l’astice tirate da osti ingordi e volgarissi­mi a visitatori venuti dall’altra parte del mondo con gli occhi pieni di ammirazion­e e vergognosa­mente traditi. Nonostante l’incapacità di far rispettare ai barbari col portafogli­o gonfio il decoro delle nostre città più amate, sottoposte giorno dopo giorno ad insulti inaccettab­ili.

E poi nonostante la cecità di generazion­i intere di asses- regionali somari che hanno buttato i soldi in grandi abbuffate goderecce o concerti strapaesan­i senza investire un euro sulla promozione vera o per siti web decenti con la conseguenz­a che dopo anni di inutili battaglie, in un mondo in cui la Norvegia seduce i visitatori in sedici lingue, la Sicilia e la Campania balbettano qualcosa ai potenziali clienti solo in italiano e inglese. E nonostante il rapporto sulla competitiv­ità turistica come quello del World Economic Forum che ci vede all’85° Sviluppo posto per la convenienz­a degli alberghi, al 104° per l’efficacia del marketing e del marchio per attirare i turisti, al 115° per il rapporto qualità prezzo...

Eppure ci amano. Vengono. Accorrono. Nonostante un pezzo del mondo turistico, purtroppo, sia legato a quell’idea che, eruttata in romanesco, suona così: «Se vonno vede’ l’italia, qua devono passa’!» Un’idea predatoria e ignobile. Che non solo espone tutti gli italiani a figuracce umilianti. Ma che pesano su tutto il resto. È una grande fortuna, vivere in un Paese così amato. Ma ce la dobbiamo meritare.

L’europa ha trainato l’accelerazi­one e l’italia è al quinto posto nel mondo dopo Francia, Stati Uniti, Spagna e Cina

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