Migranti, l’intervento del Quirinale
Tensione per l’unità della Guardia costiera bloccata dal Viminale. La Ue ridimensiona le stime di crescita dell’italia Mattarella chiama Conte che avvia lo sbarco dalla nave Diciotti. Lo «stupore» di Salvini
Sbarco dei migranti in Sicilia, il presidente Sergio Mattarella chiama il premier Giuseppe Conte. Il ministro Matteo Salvini esprime «stupore». Bruxelles riduce le stime di crescita dell’italia.
La grande gru solleva la scaletta, il faro a fungo si accende, e sbucano loro. Per primi due bambini, i sorrisi incontenibili, i saluti con la mano, l’espressione di chi ancora non ci crede. E la volante della polizia che a sirene spiegate porta via tre persone per accertamenti. Sono le undici di sera quando la nave Diciotti inizia lo sbarco dei migranti sul molo Ronciglio. La fine di un incubo per i 67 immigrati che avevano festeggiato con canti e balli la notizia che la lunga attesa stava per terminare. Confermata, alle 21.25, con una nota ufficiale del premier, Giuseppe Conte: «Sta per iniziare lo sbarco. Sono state completate le procedure di identificazione delle persone che erano a bordo, con particolare riguardo a quelle a cui risulterebbero imputabili le condotte che configurano ipotesi di reato. Nei prossimi giorni proseguiranno gli accertamenti».
Fino a quel momento era stata dura per i 67 profughi, inclusi sei minori e tre donne, presi a bordo dalla nave della Guardia costiera su richiesta pressante della Vos Thalassa che li aveva soccorsi a largo della Libia. Prima il continuo rinvio dell’attracco. Poi lo stallo, con una modalità che ieri lasciava stupiti anche i marinai trapanesi che al bar si interrogavano: «Sbarcò la nave?». «Sì , ma nessuno scese». «E perché?». «Salvini».
E in effetti lo aveva rivendicato il ministro dell’interno, Matteo Salvini, quell’attracco senza il via libera del prefetto allo sbarco. Una modalità inedita che ha fatto gridare allo scandalo le organizzazioni umanitarie, unite in una nota congiunta a invocare lo sbarco immediato almeno dei sei minori. E che in serata ha suscitato l’interesse del capo dello Stato — accolto con «stupore» dal Viminale — e una richiesta di informazioni al premier, che dopo la telefonata con Mattarella ha chiamato sia Salvini che il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli per risolvere la situazione.
«Non abbiamo fretta», aveva invece detto in mattinata da Innsbruck Salvini. Invitando la magistratura a fare le valutazioni su ciò che era stato denunciato dalla Vos Thalassa: una rivolta al momento del rientro in Libia. Nell’auspicio, già formulato, di vedere scendere i «facinorosi» in manette dalla nave. «O hanno mentito gli armatori denunciando aggressioni che non ci sono state, e allora devono pagare, o l’aggressione c’è stata e allora i responsabili devono andare in galera», aveva aggiunto il vicepremier. Ma la speranza di Salvini si è dovuta scontrare con una diversa valutazione della Procura guidata da Alfredo Morvillo. Nessun arresto né fermo è stato compiuto fino a ieri sera nei confronti dei due immigrati — Ibrahim Bushara, sudanese, e Hamid Ibrahim, del Ghana — sospettati di aver animato la protesta, nel rapporto stilato dallo Sco della Polizia e dal Nucleo speciale di intervento della Guardia costiera. Attualmente sono indagati per violenza aggravata nei confronti del team della Vos Thalassa. Anche se le indagini continuano per valutare l’eventuale tentativo di impossessamento della nave e le minacce denunciate dall’equipaggio del mercantile, ma ieri smentite dal portavoce dell’armatore.
Salvini però non cede: «Nave Diciotti, due indagati, scafisti individuati, tutti fermati e interrogati. È finita la pacchia», ha ribadito in serata con un tweet dopo aver scatenato le accuse dell’opposizione. Da Massimo D’alema («L’unica emergenza migranti è Salvini») a Nicola Fratoianni («Salvini è il ministro del sadismo»).
Due indagati, scafisti individuati, tutti fermati e interrogati È finita la pacchia
Matteo Salvini
Completate le procedure di identificazione, può iniziare lo sbarco
Giuseppe Conte
Nessun braccio di ferro, noi chiamati come polizia giudiziaria
Danilo Toninelli
Dopo le 23, superato un giorno di stallo, la discesa dei 67 tra sorrisi e saluti
Danilo Toninelli, ministro delle Infrastrutture, da cui dipende la Guardia costiera, ha invece smentito dissidi interni alla maggioranza: «Nessun braccio di ferro, noi siamo stati chiamati come organi di polizia giudiziaria — la Guardia costiera è organo di pg sul mare — per sedare una minaccia di violenza, definita da alcune prime notizie come minaccia di morte, all’equipaggio della nave mercantile italiana che stazionava intorno alle piattaforme petrolifere del mare libico, e siamo intervenuti per salvare il nostro equipaggio. Nessuno si deve permettere di minacciare le vite dei nostri lavoratori in mare e spero che, anche se è una competenza non mia, mandino in galera i responsabili di questa situazione. Se poi la situazione di pericolo paventata non corrispondesse al vero, questo ce lo diranno i magistrati».
Il premier Conte ha chiamato i due ministri Salvini e Toninelli per risolvere la situazione