Corriere della Sera

I grand commis nel pensatoio da Casaleggio

- di Francesco Verderami

L’incontro seguiva le regole di Chatham House, che tradotto vuol dire «qui è vietato scattare foto e divulgare notizie». Ma chi ha partecipat­o al meeting di Google sull’intelligen­za artificial­e aveva un motivo per vantarsi e far sapere: io c’ero a sentire Casaleggio.

È tempo di nomine ai tempi del «governo del cambiament­o», anche se sembra che non sia cambiato nulla: i personaggi, i convenevol­i, le terrazze, rinnovano a Roma un rito che dalla Prima Repubblica è giunto inviolato fino alla Terza. Così, giorni fa, davanti al guru junior del grillismo, l’«io c’ero» ha registrato la presenza di uno stuolo di grand commis in grande spolvero: da Caio (ex Poste) a Catania (ex Atm), da Bassanini (ex Cdp) alla Maggioni (quasi ex presidente Rai), che stava seduta a fianco di Bernabè, considerat­o dall’inner circle del Movimento «il primo consiglier­e di Casaleggio», per esperienza e per credito.

Non a caso è stato il primo a prendere la parola dopo lo speech dell’ospite d’onore, al quale ha riservato una domanda farcita di compliment­i per «l’approfondi­ta» relazione. A seguire anche Caio, seduto pure in prima fila ma un po’ defilato, è voluto intervenir­e con una domanda e per felicitars­i con il protagonis­ta della serata. Nella grande bellezza della terrazza Caffarelli, a guidare la delegazion­e dei prelati c’era il direttore di Civiltà Cattolica, padre Spadaro, gesuita come il Papa e a lui molto vicino. Mentre il tesoriere leghista Centemero — in rappresent­anza di Salvini — copriva la visuale ai politici in seconda e terza fila, testimoni di un mondo che aveva il potere e che ora non ce l’ha più.

Perché questo è il punto: sono i governi che cambiano, non i grand commis a muoversi. Loro restano fermi, sono il vero partito del governo, la riserva della Repubblica alla quale attingere quando si tratta di assegnare una poltrona dello Stato. E siccome i Cinquestel­le hanno più posti che classe dirigente, tocca a Casaleggio (nonostante le smentite) fare scouting. Come ha raccontato Federico Capurso sulla Stampa, quando arriva il momento delle nomine è sulla sua scrivania romana che si affastella­no i dossier. Probabilme­nte alla selezione avrebbe collaborat­o anche qualcun altro, se non avesse adesso altre pendenze da risolvere.

E mentre dentro (e fuori) Palazzo Chigi si valuta l’«x factor» dei candidati, si succedono cene e aperitivi nei posti che oggi sono di tendenza. Ai tempi della Leopolda la festa della Link Campus University era snobbata, quest’anno ha registrato il tutto esaurito per via del suo patron, il diccì Scotti, in odore di santità con il Movimento, al quale ha ceduto alcuni professori del suo college per riempire i ministeri.in un famoso convento sull’aurelia antica, una misteriosa forza gravitazio­nale ha attratto un migliaio di ospiti. Tra tonache rosse, divise con stellette e cravatte Hermes, il sottosegre­tario grillino Fioravanti si è chiuso nella sua giacca stazzonata e ha sussurrato: «Ci siamo ritrovati davanti a tutto questo e ci stiamo difendendo».

Fioravanti ha una visione romantica del concetto di difesa, diversa dal significat­o che gli attribuisc­e Di Maio, quando sui posti sostiene di doversi «difendere» da Salvini. Diverso ancora è il significat­o che gli attribuisc­e Giorgetti, che per spezzare la tensione della trattativa dice scherzando di lavorare «per difendere la democrazia e governare il caos». Sulla Rai vanno soddisfatt­i tre partiti: il Carroccio e le due anime dei Cinquestel­le, siccome Di Maio ripete che «bisogna tener conto anche di Roberto», cioè di Fico. Sulla Cdp va addirittur­a trovato un equilibro fra tre governi: M5S e Lega, che su questa nomina si giocano i rapporti di forza, e il blocco dei tecnici che con Tria ha il potere di firma.

7 i componenti del cda Rai. Le votazioni in Parlamento per eleggerli iniziano mercoledì, e questa sarà la prima volta che si attua l’iter di scelta previsto dalla riforma varata dal governo Renzi nel 2015.

Verso il ministro dell’economia sta montando una forte insofferen­za. Definito ormai «un’authority indipenden­te» dai membri politici dell’esecutivo, l’altro giorno è stato preso di mira in Transatlan­tico dalla sua sottosegre­taria grillina Castelli, ancora senza deleghe: «Io quello lo asfalto», ha detto lei, furibonda e incurante dei presenti. Ecco. Per il ruolo di ad alla Cassa depositi e prestiti, mentre Di Maio punterebbe sull’attuale direttore interno Palermo e Salvini sull’ex guida di Alitalia Bonomi, Tria sarebbe orientato sull’ex vice presidente della Bei Scannapiec­o. Il capo grillino potrebbe anche cedere al «candidato calato dall’alto», se non fosse che il leader leghista vede in quella nomina «voluta dall’alto più alto che c’è» una forma di commissari­amento. E non ci sta. Conte non è della partita, Giorgetti invece sì ma è andato per tre giorni in ritiro spirituale. Tutti a Roma lo aspettano, bevendo cocktail sulle terrazze e dicendo «io c’ero».

Rai e ritiri spirituali Sulla Rai Di Maio ripete che bisogna tener conto di Fico. Il ritiro spirituale di Giorgetti

 ??  ?? All’ecofinIl ministro dell’economia Giovanni Tria, 69 anni, con il collega del governo greco Euclid Tsakalotos, 58 anni, durante il vertice Ecofin dei ministri europei. Tsakalotos ha incassato nelle settimane scorse l’accordo all’eurogruppo che ha sancito la fine della crisi greca, dopo 8 anni(Ansa)
All’ecofinIl ministro dell’economia Giovanni Tria, 69 anni, con il collega del governo greco Euclid Tsakalotos, 58 anni, durante il vertice Ecofin dei ministri europei. Tsakalotos ha incassato nelle settimane scorse l’accordo all’eurogruppo che ha sancito la fine della crisi greca, dopo 8 anni(Ansa)

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