Corriere della Sera

Ma sì, è possibile tifare per i cugini francesi

Nei sondaggi prevale la Croazia ma passato, politica e arte offrono continui intrecci tra noi e la Francia

- di Aldo Cazzullo

Il 90 per cento degli italiani domani tifa Croazia. Ma è possibile tifare Francia senza abdicare a un milligramm­o della nostra identità. Perché un po’ francesi siamo anche noi; e un po’ italiani sono anche loro.

MOSCA Si sa che in Italia spira da tempo un vento antifrance­se, ben prima della testata di Zidane e degli sconfiname­nti dei doganieri di Macron. Ma è comunque una notizia il sondaggio di Corriere.it: il 90% degli italiani domani tifa Croazia. Non tanto per amore di Modric e Mandjukic, quanto per odio o antipatia verso i galletti.

In realtà, è possibile tifare Francia senza abdicare a un milligramm­o della nostra italianità. Perché un po’ francesi siamo anche noi; e un po’ italiani sono anche loro.

Il punto è che noi tendiamo a pensare che i francesi ci disprezzin­o. Ma non è così. È vero, il francese medio coltiva un sentimento di superiorit­à; ma non solo verso di noi; semmai verso tutti (De Gaulle avrebbe detto tous azimuts, in ogni direzione). La storia dimostra anzi che le élites francesi, da Carlo VIII a Mitterrand, sono ossessiona­te dall’italia. Da almeno sei secoli tentano di conquistar­la, o di sedurla. Francesco I fece massacrare il suo esercito per inseguire il sogno italiano, e Sarkozy ha sposato una torinese (quanto a Macron, da ministro non perdeva un week end a Cernobbio, per portare Brigitte sul lago di Como).

Non esistono due popoli la cui storia sia così intrecciat­a, il cui sangue sia tanto mescolato. L’italia ha dato alla Francia due regine — sia Caterina sia Maria de’ Medici regnarono al posto dei mariti defunti e dei figli pargoli —, un cardinale quasi re — Mazzarino era nato a Pescina da madre umbra e padre siciliano —, un imperatore — Napoleone era corso di origine toscana —, un capo del governo — Léon Gambetta era figlio di un droghiere genovese —, un sommo scrittore come Zola, figlio di un ingegnere veneziano, e un capitano della Nazionale: Michel Platini è di Agrate Conturbia, Novara. E anche nella squadra che domani scende in campo a Mosca contro la Croazia c’è qualcosa di nostro: Deschamps si è formato a Torino sia come giocatore sia come allenatore; la Juve ha creato Pogba e rilanciato Matuidi. Se è per questo, Pierre Cardin si chiama in realtà Pietro Cardìn ed è di Sant’andrea di Barbarana, Treviso, mentre Jean-paul Belmondo ha un nonno piemontese e una nonna siciliana.

Noi alla Francia dobbiamo qualcosa di più: la nostra indipenden­za. Del tutto assenti i piemontesi a Magenta, accolti dalle grida di scherno degli zuavi che avevano aperto la via di Milano; e Solferino è una vittoria francese, anche se l’esercito sabaudo e i volontari di tutta Italia versarono molto sangue a San Martino (eppure i torinesi volevano continuare la guerra, e a Napoleone III di passaggio in città dopo l’armistizio di Villafranc­a fecero trovare ovunque i ritratti di Felice Orsini, che aveva tentato di ammazzarlo).

A Parigi si sono formati Modigliani, de Chirico, Savinio, De Pisis, Campigli, Severini (vi passò anche Boccioni, che proseguì per Mosca). Parigi accolse i fuoriuscit­i durante il fascismo (ma i fratelli Rosselli vennero assassinat­i da sicari francesi). Paolo Conte fu lanciato dall’olympia – dove però evita di cantare la strofa sui «francesi che si incazzano» —, il tempio della musica che aveva rivelato Juliette Gréco, figlia di un corso di origini italiane. Carlo Fruttero e Franco Lucentini vivevano uno a Montmartre e l’altro a Montparnas­se, senza conoscersi, campando di espedienti tipo rivendere le bottiglie di sidro vuote. Italo Calvino scelse Parigi, dove Umberto Eco è tuttora venerato.

Italia-francia fu la prima partita della storia azzurra: 15 maggio 1910, Arena di Milano; 6-2 per noi. Se è per questo, nel ’25 a Torino i gol furono 7, questa volta a 0, con tripletta di Baloncieri e doppietta di Levratto, quello che spaccava le reti. Il nostro momento di massima gloria fu il 1938: campionato del mondo con Meazza e Tour de France con Bartali: «Vincono tutti questi italiani» mormorò il presidente Lebrun, immaginate con quale smorfia. Anche il 2006 di Materazzi e Grosso fu anno di grazia, a differenza dello sfortunato Europeo del 2000. E ora questa Francia multietnic­a, che ha preso il meglio dalle tormentate banlieues, può rappresent­are un modello di integrazio­ne anche per noi: non il sentiero stretto del multicultu­ralismo, ma la via maestra dell’identità, dell’appartenen­za, dei valori; a differenza dei campioni del 1998 (le labbra chiuse di Karambeu indignaron­o Le Pen padre), domani tutti i Bleus canteranno la Marsiglies­e.

Certo, il rapporto tra i due popoli ha avuto pagine nere. La caccia agli emigrati italiani nelle saline di Aigues-mortes (quasi venti morti, centinaia di feriti). Il tradimento di Napoleone che consegna Venezia all’austria. La «pugnalata alle spalle» di Mussolini nel 1940; con alcuni reparti alpini che però si ammutinano perché non intendono attaccare con le armi la terra dove vanno a lavorare d’inverno. La sifilide da questa parte delle Alpi si chiama «mal francese», dall’altra «mal di Napoli».

Ma il vero grande debito che non soltanto noi abbiamo con i francesi è lo spirito di libertà, uguaglianz­a e fraternità simboleggi­ato dalla presa della Bastiglia, la prigione dell’antico Regime, che si celebra oggi.

E dopo tutto questo volete ancora tifare Croazia?

Origini calcistich­e Platini ha origini italiane, Deschamps si è formato a Torino, il Pogba bianconero

Lanci parigini

Parigi accolse Modigliani, de Chirico e De Pisis, l’olympia lanciò Paolo Conte

 ??  ?? Il calciatore francese Paul Pogba in azione contro il Perù alla Ekaterinbu­rg Arena il 21 giugno scorso (la Francia vinse 1-0)
Il calciatore francese Paul Pogba in azione contro il Perù alla Ekaterinbu­rg Arena il 21 giugno scorso (la Francia vinse 1-0)
 ??  ?? Vittoria Gino Bartali fece arrabbiare perfino il presidente francese Lebrun vincendo il Tour del 1938
Vittoria Gino Bartali fece arrabbiare perfino il presidente francese Lebrun vincendo il Tour del 1938
 ??  ?? Didier come Napoleone Deschamps ritratto come «Napoleone attraversa le Alpi», il dipinto di Jacques-louis David. A sinistra, «Lo strappo» di Henry Cadiou, elaborazio­ne della Gioconda di Leonardo
Didier come Napoleone Deschamps ritratto come «Napoleone attraversa le Alpi», il dipinto di Jacques-louis David. A sinistra, «Lo strappo» di Henry Cadiou, elaborazio­ne della Gioconda di Leonardo
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