Corriere della Sera

«Io, volontaria sulla Diciotti Un indagato subì torture»

- V. Pic.

«Ibrahim Bushara, il ragazzo indagato che viene dal Sudan, era stato torturato. Certo che aveva paura di tornare in Libia». Sahr Ibrahim, 36 anni, due figli, fisioterap­ista egiziana e volontaria di Intersos sulle navi della Guardia Costiera, ha vissuto con i 67 migranti sulla nave Diciotti. E ne parla con dolcezza. Torturato?

«Sì, aveva la cicatrice. Per questo era spaventato». Ma l’equipaggio si è sentito minacciato. «A me nessuno mi ha raccontato aggression­i». Minacce: il gesto del tagliagola?

«No. Nemmeno i bambini mi hanno detto questo. I due che sapevano un po’ d’inglese, hanno tradotto. E la minaccia era di buttarsi in mare se venivano riportati in Libia. Tutti sanno quello che succede lì. Anche i minori. A uno avevano tagliato un dito».

Un dito?

«Sì a Mohamed. Quando è morto il padre ha avuto su di sé la responsabi­lità della madre e delle sorelle e si è messo in viaggio. Ma in Libia i trafficant­i lo hanno rapito. E per fargli capire che non doveva scappare e stare buono gli hanno tagliato il dito».

Cosa hanno capito dello stallo sullo sbarco?

«Non sapevano. Erano impauriti ma felici. Un bambino ha visto per la prima volta il sole (in guerra esci solo di notte). Una bambina si è emozionata con i delfini. Saltavano. Ci hanno dato il benvenuto».

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