«Il decreto non viola in toto i diritti acquisiti negli anni con il modello retributivo»
«Certo, ci sarebbero tanti ricorsi. Ma non me la sento di dire che un intervento sulle pensioni d’oro sarebbe bocciato in toto dalla Corte costituzionale». Tommaso Frosini insegna diritto costituzionale all’università Suor Orsola Benincasa di Napoli.
Professore, ma un intervento del genere non violerebbe i diritti acquisiti?
«L’intervento allo studio individua una soglia, 4 mila euro netti al mese, al di sotto della quale la pensione non viene toccata. Almeno in parte, quindi, i diritti acquisti non sarebbero violati. E il legislatore può fissare una soglia al di sopra della quale prevedere una decurtazione il cui ricavato andrebbe utilizzato per garantire la tenuta economica e sociale del Paese. Un tema sensibile per la Corte».
In passato, però, la Corte ha considerato legittimi interventi analoghi, come il contributo di solidarietà,
solo se limitati nel tempo.
«Vero, e questo è un punto delicato. La Corte potrebbe dire che l’atto è legittimo nella sua impostazione generale ma che va limitato nel tempo, come avvenuto in occasione di precedenti interventi sulla previdenza. Tuttavia da noi non c’è lo stare decisis».
Ci spiega di cosa si tratta?
«È un principio valido nei sistemi di common law, come la Gran Bretagna, per cui il giudice è obbligato a conformarsi alla decisione adottata in una precedente sentenza. La nostra Corte costituzionale ragiona in un contesto storico, economico e sociale che muta nel tempo. E quindi può cambiare orientamento, come del resto è avvenuto diverse volte».
E il taglio dei vitalizi dei deputati, invece?
«Ecco, in questo caso credo ci siano significativi sospetti di incostituzionalità».
Ma come, il taglio dei vitalizi
Tommaso Frosini, giurista a Napoli
sarebbe incostituzionale e quello delle pensioni d’oro potrebbe non esserlo?
«C’è una differenza fondamentale. Ed è proprio aver individuato, per le pensioni, una soglia al di sotto della quale non c’è alcun ricalcolo. Per i deputati viene violato del tutto il principio del diritto acquisito. Per di più mentre per i senatori, almeno per ora, non cambia nulla. Ma difficilmente la Corte potrà esprimere un giudizio».
Perché?
«Sugli atti interni della Camera non è competente. A meno che non venga sollevato un conflitto di attribuzione tra gli ex parlamentari e la Camera. Ma mi sembra una strada davvero complessa».
la Corte potrebbe dire che l’atto, pur legittimo, va limitato nel tempo