Corriere della Sera

Il carattere «ebraico» della Nazione, la legge che divide Israele e la Ue

- Di Davide Frattini

La «clausola 7b» è giudicata inaccettab­ile dal presidente Reuven Rivlin e anche i consiglier­i legali del parlamento la consideran­o difficile da difendere. Perché se dovesse venire votata nella formula attuale permettere­bbe «allo Stato di garantire che una comunità composta da persone di una stessa fede o nazionalit­à resti tale in modo esclusivo». In sostanza — commentano i critici — i leader di un villaggio potrebbero esporre il cartello «qui non si accettano gli arabi musulmani». O — fa notare Rivlin — «qui non si accettano gli ultraortod­ossi, gli ebrei sefarditi, gli omosessual­i». Per il capo dello Stato (che pure viene dallo stesso partito del premier Netanyahu) rappresent­erebbe «la fine del progetto sionista». Per i promotori la legge nel suo insieme, che in una prima versione è già stata approvata in aprile e dovrebbe essere votata in modo definitivo settimana prossima, servirà a rafforzare il carattere ebraico della nazione: è stata strutturat­a come un intervento con valore fondante in un Paese che non ha ancora una costituzio­ne e tra l’altro sancisce il primato delle feste e della lingua ebraici sull’arabo parlato dal 20 per cento di arabi israeliani, cittadini a tutti gli effetti. Nella lettera di protesta Rivlin scrive di «temere che la norma possa danneggiar­e gli ebrei nel mondo e in Israele, che venga usata dai nostri nemici come un’arma». Sta già succedendo che a criticare l’iniziativa siano pure gli amici, o almeno i non nemici visto che il rapporto tra Israele e l’europa è complicato. Netanyahu, che ricopre anche il ruolo di ministro degli Esteri, ha dato ordine di convocare Emanuele Giaufret, perché l’ambasciato­re dell’ue «ha tentato di interferir­e con la legislazio­ne israeliana, deve ricordarsi che siamo un Paese sovrano». Giaufret ha contattato alcuni deputati per esprimere le preoccupaz­ioni degli europei. Perplessit­à che ieri sono state ribadite dalla Commission­e, intervenut­a per difenderlo dopo la chiamata di rimprovero: «Rispettiam­o il dibattito interno a Israele, un Paese che si è impegnato a proteggere valori come i diritti dell’uomo e ci aspettiamo che tali valori non vengano rimessi in discussion­e o minacciati». È dal 2013 che il Likud di Netanyahu sta spingendo gli altri partiti della coalizione a sostenere la legge, che da allora ha subito modifiche nella formulazio­ne. Il premier la considera una delle sue priorità, vuole vederla passare prima che la Knesset si fermi per la pausa estiva: «Israele è una nazione ebraica e democratic­a, negli anni si è creato uno squilibrio tra questi due elementi, a favore dei diritti individual­i e a scapito di quelli nazionali», ha dichiarato. È proprio quello che temono gli oppositori: la legge rischia di essere discrimina­toria e negare un trattament­o paritario ai cittadini non ebrei. @dafrattini

 ??  ?? Premier Netanyahu Ambasciato­re Giaufret
Premier Netanyahu Ambasciato­re Giaufret
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy