Quegli anziani soli che ci emozionano (anche grazie ai social)
La lezione di Mariangela, Giovanna, Ester e Giuseppe
Èbastato guardarli, quei vecchi. Ci hanno restituito ricordi rubati dal tempo. Ci hanno costretto a frenare la nostra corsa da criceti, incastrati come siamo nella ruota delle nostre giornate. Ci siamo finalmente fermati davanti alle loro fotografie, moltiplicate all’infinito dalla Rete. E ci siamo commossi.
Ci ha emozionato Giuseppe, che abbiamo visto curvo sui suoi 70 anni davanti al Golfo di Gaeta. Accanto a lui la foto incorniciata di sua moglie che non c’è più dal 2011: «Lo so che è morta ma non la voglio lasciare», ha detto. L’ha portata al mare assieme ai ricordi di una vita. Un signore che si chiama Giorgio Moffa l’ha visto seduto su quel muretto, un clic con il telefonino e l’immagine postata su Facebook ha fatto il giro del Web: «Sono giorni che viene» diceva il commento. «Non conosco questa splendida persona: so soltanto che il suo è stato sicuramente un grande amore, l’ho visto piangere e credo che uomini del genere non nascano più».
Ci ha toccato il cuore la storia di Ester, 93 anni e un solo desiderio: fare due passi. Non c’era nessuno, nella sua Napoli, che potesse accontentarla. Così ha chiamato il 113 e si è inventata una rapina. «Sono sola e non mi posso permettere una badante. Non è che potreste portarmi a fare un giretto?» ha chiesto agli agenti che sono corsi da lei. Di norma tutto questo si chiama «simulato allarme», stavolta è stata «legittima difesa», dalla solitudine. I poliziotti l’hanno accompagnata a prendere un gelato e poi in chiesa. Riportandola a casa hanno scattato una fotografia: istantanea di una donna felice, finalmente. Felice e famosa nel giro di poche ore, perché era inevitabile che quello scatto, quella storia, finissero sotto gli occhi di milioni di persone.
Ci ha trasmesso amarezza la schiena piegata di Giovanna che a 87 anni, dopo inutili appelli, ha deciso di riparare da sé il marciapiede davanti alla sua casa di Palermo. Un po’ di cemento, uno strumento da muratore e l’energia sufficiente per mettersi lì a incastrare le mattonelle della pavimentazione stradale, danneggiate dalla posa dei cavi della fibra ottica. Quell’anziana in ciabatte al lavoro per strada ha catturato l’attenzione di un uomo, Gioele Pennino, che ha immortalato la scena e l’ha diffusa sul solito Facebook. Un tripudio di clic.
E infine ci ha intenerito Mariangela. Questa è la novantottesima estate della sua vita. Due giorni fa si è piazzata lì all’ombra, davanti alla fermata Lepanto della metropolitana di Roma: ha steso per terra un piccolo telo azzurro, ha allineato i pochi oggetti che aveva portato con sé in un carrello della spesa, ha aperto lo sgabellino e si è messa a ricamare presine all’uncinetto. Era una specie di banchetto di vendita, il suo, ma lei non chiedeva nulla, nessuna insistenza con i passanti. Ricamava per strada perché sarebbe stato troppo triste farlo da sola a casa, dove vive con suo figlio che però lavora e non può rimanerle accanto tutto il giorno. Altra foto finita su Internet e, ancora una volta, una vecchia signora che diventa suo malgrado la star della giornata via Facebook, senza aver mai saputo cos’è un social network.
«Queste storie e queste persone fanno da contraltare a un giovanilismo imperante e al fatto, a volte esasperato, di mantenersi giovani il più a lungo possibile» riflette Patrizia Mecocci, che a Perugia è professoressa di gerontologia e all’università e dirige il reparto di geriatria all’ospedale. «Ci colpiscono perché associamo le persone molto anziane all’idea del fine vita e invece ci dimostrano che anche a 90 anni si possono esprimere sentimenti o si risolvere problemi».
Mariangela, Giovanna, Ester, Giuseppe: hanno imparato che la vecchiaia punta all’essenziale, cioè a quel che migliora le loro vite.