Le bande suonano a colori
A Genova il festival internazionale che fa sfilare in piazza i musicisti «Un grande patrimonio culturale»
La musica delle bande sta vivendo una nuova stagione anche se la sua marcia colorata non si è mai fermata. Ha attraversato più di due secoli, se nel Settecento le bande erano identificate con le fanfare militari nell’ottocento a prevalere sono state quelle civili arrivate fino ai nostri giorni.
Come per i cori che raccolgono sempre più appassionati, anche la musica bandistica riscuote nuovo interesse. Perché è reale, allegra, fisica, teatrale, crea una comunità e stretti rapporti umani ed è quanto più distante dal solitario mondo virtuale ma anche perché ha saputo rinnovarsi. La Copenaghen Showband che ha sfilato per le vie di Genova in apertura dell’ottavo Festival internazionale delle bande che si conclude domani mette in scena musicisti, ballerini, performer con numeri quasi acrobatici e spazia dalla musica classica al jazz alla musica moderna.
La banda danese, fondata nel 2005, è giovane ma per le strade sfilano anche bande storiche ognuna con il loro bagaglio di tradizione. La Filarmonica Sestrese, organizzatrice del Festival, può vantare la prima esecuzione dell’inno di Mameli, per le strade di un quartiere popolare di Genova, Oregina. La banda di Trieste Prosek nata nel 1904 ha dovuto superare la Grande guerra, la messa al bando delle associazioni slovene da parte del fascismo e la seconda guerra mondiale.
Ogni banda ha una sua caratteristica che ne disegna l’identità e tutte sono accomunate dall’allegria dei suonatori che sfilano preceduti dal mazziere. Sono state soprattutto le bande le portatrici della cultura musicale nei Paesi più decentrati fino al secondo dopoguerra, hanno accompagnato i momenti importanti della comunità, laici e religiosi, e in Italia hanno sopperito allo scarso insegnamento della musica nelle scuole. Con umiltà e con il sorriso.