IL POLITICAMENTE CORRETTO? NON È UN NOSTRO PROBLEMA
Caro Aldo, vede in Italia intellettuali che possano cercare di scardinare il «pensiero unico» (parente del politically correct degli anglosassoni) o ci dobbiamo rassegnare? Caro Marco,
Mi perdoni, ma lei dove vede tutto questo «politicamente corretto» in Italia? Il primo partito del Paese si è imposto avendo come slogan «vaffa». Berlusconi, ora considerato vecchio saggio, negli anni ruggenti definiva «coglioni» coloro che non votavano per lui, con toni che nessun leader di destra anche dura, da Nixon alla Thatcher, si sarebbe mai permesso. Renzi si è fatto largo teorizzando la «rottamazione» di esseri umani, come se fossero ferrivecchi. La Lega per anni ha insultato gli italiani del Sud, salvo ora farsene paladina. Fuori dalla politica, si innalzano a eroi personaggi che hanno fatto del disprezzo della legge e del rispetto reciproco il loro credo e stile di vita.
Il problema, caro Marco, non mi pare la mancanza di libertà di linguaggio: ce n’è anche troppa, visto che in Rete e per strada ci si insulta da mattina a sera. Il problema è la mancanza di fatti. L’italia è un Paese in cui la destra è ampiamente maggioritaria. Se però per destra si intende abbassare le tasse, alleggerire il peso della burocrazia, mettere i delinquenti in galera, inasprire le pene e garantirne la certezza, la destra al governo non c’è mai stata. (Vedremo ora cosa saprà fare Salvini, che finora si è limitato alla propaganda). Questo genera frustrazione ed estremismo verbale. Da noi si grida alla «castrazione chimica» per i violentatori, che nella realtà ricevono sconti di pena; in altri Paesi la si chiama «trattamento inibitore della libido» e la si pratica. Siamo un Paese truculento nei toni, tronfio negli atteggiamenti, ma debole e lassista nei comportamenti.