«Manualità e neuroscienze, ora i talenti sono ibridi»
Daniella Olehad, guru e influencer della progettualità: Ponti e Borsani restano dei pilastri
«Il buon design è figlio di un’ottima formazione e solida cultura; una formazione mediocre genera un design altrettanto mediocre».
Parola di Daniella Ohad, storica e critica del pensiero progettuale, consulente di importanti musei americani, influencer e autrice di un blog, Daniella on Design (aperto nel 2012), considerato un’autentica bibbia in materia. Bussola e osservatorio su tendenze e nuovi talenti. «Oggi il design è glocal, fusione di identità locale e impronta personale», dice. I nomi più interessanti del panorama internazionale? «Patrik Fredrikson e Ian Stallard dello studio londinese Fredrikson Stallard, artefici di un linguaggio basato su un’intrigante serie di antinomie; il francese Mathieu Lehanneur, che fonde manualità, tecnologia e neuroscienze nel ricreare elementi della natura; David Weiseman a Los Angeles, capace di rivisitare in maniera non convenzionale il più tradizionale di tutti i materiali, la porcellana». Tra gli innovatori d’inizio millennio, aggiunge, l’olandese Joris Laarman e il britannico Jony Ive, a capo dell’ufficio design di Apple.
Designer che escono, non a caso, da paesi con grandi scuole, culle di ricerca e innovazione: «In Inghilterra la Central Saint Martins e negli States il RISD, alma mater di Lindsey Adelman, Misha Kahn, Katie Stout; senza dimenticare la Design Academy di Eindhoven nei Paesi Bassi, che ha sfornato attori di primo piano nella cultura progettuale del XXI secolo, come Maarten Baas e Nacho Carbonell».
E l’italia? «Nel secolo scorso ha dato due geni assoluti, Carlo Mollino e Gio Ponti, in grado di pensare al design come vera e propria forza culturale, oltre ai miei amatissimi Gino Levi-montalcini, fratello di Rita, e Osvaldo Borsani, splendidi interpreti dello spirito del tempo e mattatori di un magico rinnovamento, dalle rovine del dopoguerra a un concetto di lusso sul quale si è forgiato il senso dell’italian style».
La formazione
«I nuovi nomi escono da Paesi con grandi scuole: Inghilterra, Olanda e Stati Uniti»