Corriere della Sera

Negozi, allarme sulle chiusure festive «a rischio migliaia di posti di lavoro»

Le imprese si mobilitano: il governo ci convochi, lo stop alle vendite online

- Claudia Voltattorn­i

ROMA Se sul mancato shopping a Natale e a Capodanno sarebbero disposti anche a chiudere un occhio, è sul divieto domenicale che si scatena la rivolta di imprese e commercian­ti. L’idea del governo di rivedere la liberalizz­azione delle aperture dei negozi stabilita nel 2011 dal decreto Salva Italia, e l’obbligo di un limite massimo di 12 festivi aperti, allarma tutte le associazio­ni di categoria preoccupat­e di forti ricadute su ricavi e occupazion­e. Da tutte le parti viene richiesto un confronto con il ministro del Lavoro Luigi Di Maio per trovare una soluzione condivisa che venga incontro a tutti, commercian­ti, lavoratori e consumator­i. Secondo Federdistr­ibuzione (centri commercial­i, grandi e piccoli supermerca­ti) sono 12 milioni le persone in Italia che comprano di domenica, «fa parte delle abitudini ormai, tornare indietro sarebbe un danno per tutti, in una fase tra l’altro in cui l’ecommerce cresce a doppia cifra e le vendite al dettaglio sono in calo (-0,2% nei primi sei mesi del 2018, secondo Istat)».

Il modello cui la proposta di legge firmata dal deputato M5S Davide Crippa (nel frattempo diventato sottosegre­tario allo Sviluppo economico) fa riferiment­o è Modena, dove dal 2015 Comune e commercian­ti hanno adottato un Codice comportame­ntale che prevede chiusure nelle festività e turni a rotazione nelle domeniche. Ma con la domenica chiusa, spiega Mario Resca, presidente di Confimpres­e (catene in franchisin­g), «le aziende saranno costrette a licenziare e l’intero comparto perderebbe il 10% del fatturato: in 400 mila rischiereb­bero il posto di lavoro».

Confcommer­cio è meno pessimista. Enrico Postacchin­i, delegato per le Politiche del commercio dell’associazio­ne,

d Resca, Confimpres­e: con le chiusure domenicali l’intero settore perderebbe il 10 per cento del fatturato e 400 mila rischiereb­bero il posto

Postacchin­i

Confcommer­cio: dopo anni di deregolame­ntazione totale, siamo favorevoli a una reintroduz­ione di una regolament­azione minima

giudica «positivame­nte» l’iniziativa del governo: «Dopo tanti anni di deregolame­ntazione totale, siamo favorevoli a una reintroduz­ione di una regolament­azione minima, quindi sì al ridare la competenza a Regioni e Comuni e sì alla deroga per i centri turistici». Ma «sulle domeniche siamo più laici, ci sono in gioco migliaia di posti di lavoro e bisogna ragionare bene, noi siamo disponibil­i a una soluzione condivisa». E anche Coop chiede un tavolo di confronto al governo cui ha già inviato due lettere per un incontro per chiedere una revisione della legislazio­ne nazionale sulle aperture, «serve un nuovo equilibrio tra le esigenze dei consumator­i e quelle dei lavoratori». Mentre l’associazio­ne nazionale cooperativ­e dettaglian­ti (Ancd/conad) esprime «netta contrariet­à all’ipotesi della riforma, sarebbe un passo indietro».

Per tutti comunque il punto di riferiment­o resta il ddl del grillino Dell’orco approvato alla Camera nel 2014 e bloccato al Senato: fissa a 12 le festività annuali, di cui 6 chiusure obbligator­ie a scelta dell’imprendito­re. La nuova riforma, prevede «un massimo annuo di 12 giorni di apertura festiva per ciascun esercizio commercial­e».

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