Con «Cenerentola» il balletto del San Carlo conquista la Cina
Sotto la grande cupola di titanio del Centro Nazionale delle Arti dello Spettacolo di Pechino, Cenerentola ha sfoggiato una verve mediterranea e l’orgoglio di appartenere al teatro più antico d’italia, il San Carlo di Napoli, che coltiva una tradizione coreografica fin dal ’700. Nell’avveniristico «uovo» disegnato dall’archistar francese Paul Andreu, il Balletto del San Carlo ha incassato, nei giorni scorsi, tre sold out in una sala da 2.400 posti, conquistando un pubblico esigente, abituato a un’altissima offerta di compagnie internazionali. Il tour del Balletto in Cina è significativo dell’investimento sulla danza da parte della sovrintendente Rosanna Purchia e dell’esito della direzione di Giuseppe Picone che guida la compagnia dal 2016, valorizzando un organico di cinquanta ballerini (solo un’esigua parte di «stabili» sostenuta da «aggiunti»), cui gioverebbe qualche promozione interna come segnale di progressivo consolidamento dei risultati individuali. Su tutti, brilla Alessandro Staiano, 26 anni, che si è imposto, con presenza e tecnica da primo ballerino, nel ruolo del Principe, in coppia con Claudia D’antonio, un’incantevole Cenerentola, ruolo sostenuto nelle repliche dall’elegante Anna Chiara Amirante (interprete anche della Fata), mentre Salvatore Manzo ha dimostrato carattere e precisione nel suo debutto da Principe, come secondo cast. Per la compagnia napoletana, Picone ha modellato la sua versione di Cenerentola, al debutto al San Carlo nel marzo 2017, sulla partitura di Prokofiev, di cui si esaltano le assonanze con l’opera del compositore più frequentata dai coreografi, Romeo e Giulietta. Titolo particolarmente amato dal pubblico di Pechino (molti i bambini in sala), Cenerentola fluisce in una coreografia che, all’incantesimo della zucca, preferisce un quadro delle quattro stagioni nel primo atto e una Fata/madre che lenisce la solitudine dell’orfana Cenerentola, in una favola senza spigoli né pulsioni perturbanti. Al successo del balletto contribuisce la raffinata scenografia di Nicola Rubertelli che ha immaginato con freschezza una fiaba tradizionale in sintonia con il gusto contemporaneo, capace di ammaliare senza ridondanze.