Corriere della Sera

Il populismo calcistico non fa gol Ronaldo sì

- Di Dario Di Vico

Il populismo calcistico in fabbrica non prende. Lo sciopero indetto strumental­mente dai Cobas di Pomigliano per l’indignazio­ne legata al trasferime­nto milionario di Cristiano Ronaldo alla Juve ha fatto registrare zero adesioni. Zero. Come volevasi dimostrare Cobas e Usb — nel caso dello stabilimen­to gemello di Melfi — non solo non hanno alcun seguito tra gli operai ma hanno sfruttato l’arrivo del calciatore portoghese per farsi un po’ di pubblicità gratuita. Alla prova dei fatti però il bluff non ha retto, gli operai campani per quanto possano essere preoccupat­i dell’andamento del mercato e dei progetti dell’azienda non abboccano al primo pifferaio che passa. Una parte importante di merito ce l’hanno Fim, Uilm, Fismic e Ugl che hanno evitato di accodarsi o anche solo di allontanar­si fischietta­ndo. Invece hanno combattuto, petto in fuori, il dilagare della più bieca demagogia. Gli scioperi a strascico purtroppo sono endemici nel trasporto pubblico locale e si ripetono quasi sempre di venerdì per invogliare i tranvieri ad allungare il week end e in diversi casi i confederal­i non hanno voluto far diga. Ma stavolta l’escamotage non ha funzionato e l’episodio ha rivelato a tutti noi una piccola grande verità. Non ci crederete ma da Pomigliano arriva la notizia che al populismo si può resistere, gli si può ragionevol­mente contrappor­re il buon senso, l’esame obiettivo di una determinat­a situazione, la comparazio­ne tra costi e benefici, la verifica dell’affidabili­tà del demagogo di turno. Tutti strumenti cognitivi che in quest’epoca di passioni artefatte e di indignazio­ne seriale hanno subito una profonda svalutazio­ne e rischiano di andare in soffitta per una lunga stagione della nostra vita pubblica. Ma forse — e, come si usa oggi, lo dico da papà — ci siamo arresi troppo presto.

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