Il trionfo silenzioso in Thailandia e il circo mediatico di Vermicino
«T hailandia. Fuori dal buio»: con questo titolo, Claudio Brachino ha presentato uno speciale dedicato all’operazione di soccorso senza precedenti dei 12 giovani calciatori e del loro allenatore intrappolati nella grotta di Tham Luang (Focus, giovedì, ore 23.20). Sul posto, al lavoro per oltre due settimane, ci sono stati 90 uomini: 50 volontari e 40 Navy Seals e proprio loro sono stati gli artefici del salvataggio più importante della storia della Thailandia. «Non sappiamo se sia stato un miracolo o la scienza, ma sono tutti fuori», hanno scritto i Navy Seals su Facebook.
Nessun miracolo, ma un’operazione impeccabile frutto di preparazione, scelte coraggiose e cooperazione internazionale. E nessun circo mediatico ad accompagnare il salvataggio; dalle poche immagini che sono circolate si è visto anche un luogo di preghiera e di meditazione. La mente non può non correre al giugno del 1981, quando in tv comincia a consumarsi la tragedia di Alfredino. Certo, a quasi quarant’anni di distanza, i metodi e le tecnologie di salvataggio si sono affinati, ma il dramma di Vermicino si è consumato non solo per motivi tecnici. Con Vermicino l’italia ha conquistato il triste primato di prima tv del mondo a non controllare più la messa in onda ma a farsi condizionare dall’evento.
Era giusto trasmettere quella terribile agonia dal pozzo della morte? Era giusto puntare la telecamera su un bambino che stava sprofondando in un buco nero dove, di lì a poco, sarebbero sprofondate tutte le nostre concezioni sulla tv, sul rapporto fra informazione e spettacolo?
Vermicino è stata una sconfitta del Servizio Pubblico, dell’autorità (il presidente Sandro Pertini bivaccò per ore sull’orlo del pozzo, con codazzo al seguito), dei Soccorsi e della loro impreparazione e, di riflesso, di noi Spettatori.